La preoccupazione per il conflitto cambia i consumi, il 53% degli italiani ridurrà pranzi e cene fuori casa. Pallini: “necessario confronto aperto con Governo e filiere produttive”.
È un 2022 all’insegna dell’incertezza, che impatta sulle aspettative di vini e spirits per i prossimi mesi, quello che emerge dai dati dell’Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e Tradelab. Le cifre parlano chiaro: il 91% dei consumatori è pronto a cambiare le proprie abitudini di acquisto e il 53% ridurrà pranzi e cene fuori casa. Scelte spinte soprattutto dalla preoccupazione per inflazione e guerra, seguite a ruota da disoccupazione e cambiamento climatico.
L’Export è cresciuto nei primi quattro mesi del 2022 nei principali mercati di destinazione, segnando un +12% per il settore vini, un +45% per il settore spirits e un +4,1% per il settore degli aceti.
I primi segnali di frenata arrivano invece dal mercato interno, che comincia a risentire del peggioramento della situazione economica. In calo le vendite al dettaglio in Italia, del -9,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per i vini, del -5% per gli spiriti e del -4,3% per gli aceti.
Crescono, invece, i consumi fuori casa di vini e spiriti, in ragione di una dinamica largamente condizionata dall’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia, anche se il settore è ancora distante dai valori raggiunti nel 2019.
“È un momento di grande incertezza – sintetizza Micaela Pallini, presidente di Federvini – da mesi segnalavamo il peggioramento della situazione e oggi cominciamo a trarne le prime conseguenze. È necessario un confronto aperto e trasparente con il Governo e le filiere produttive: nessun settore si salva da solo. Noi chiediamo interventi di struttura e misure di mercato, in termini di semplificazioni, promozione e supporto a lungo termine per il nostro export”.
Per reagire in tempi rapidi e con proposte specifiche, Federvini individua tre parole chiave: rilancio, internazionalizzazione e reputazione. Forte inoltre l’esigenza di intervenire su questioni normative non più rimandabili, sullo snellimento degli oneri burocratici e gli incentivi di natura fiscale, con l’obiettivo di migliorare la competitività delle aziende italiane sul mercato estero.
Secondo la presidente del Gruppo Vini, Albiera Antinori, “sulle semplificazioni possiamo fare molte cose. Due esempi? In Italia dovremmo completare il processo di digitalizzazione del settore vino, collegando lo schedario viticolo al registro telematico. In Europa occorre completare l’armonizzazione del mercato interno sulle vendite a distanza, oggi rese difficoltose dagli adempimenti burocratici in essere, che rendono davvero complicato il commercio elettronico dei nostri prodotti. L’altro punto è spingere ancora di più sul tema promozione, con un migliore coordinamento nazionale e focalizzando meglio gli investimenti sui mercati per noi chiave”.
Alla luce delle recenti iniziative delle Organizzazioni internazionali, quali l’OMS, e delle Autorità regolative, quali la Commissione europea con i piani Green Deal, Strategia From Farm to Fork e il Piano Europeo di lotta contro il cancro, Federvini sollecita inoltre un messaggio di azione da parte del mondo delle Istituzioni contro la demonizzazione dei comparti rappresentati, per valorizzare un modello di consumo mediterraneo e promuovere produzioni di qualità connesse alla cultura del Made in Italy. “La lotta contro ogni forma di abuso dei nostri prodotti deve abbinarsi con la difesa di un consumo moderato e responsabile, in linea con la tradizione italiana basata sulla dieta mediterranea e su uno stile di vita improntato alla sana socialità e convivialità – dichiara il presidente del Gruppo Spiriti Giuseppe D’Avino – È necessario che su questo fronte il Governo e il sistema Paese facciano quadrato. Purtroppo, non mancano proposte demonizzanti e radicali che puntano a colpire indiscriminatamente i nostri prodotti, attraverso l’apposizione di messaggi terrorizzanti in etichetta, forme di tassazione ancora più elevate e divieti di promozione, tutte misure che arrecherebbero gravi danni ai nostri prodotti e ai nostri territori, già provati dalle crisi di questi anni, senza apportare consistenti benefici alla lotta contro l’abuso, che resta il nostro obiettivo primario”.
Occorre il supporto delle istituzioni per difendere l’interesse nazionale e sviluppare nuove opportunità di business per le aziende dei comparti interessate ad accrescere la fidelizzazione del consumatore.