In testa il rosso con 1,5 milioni di bottiglie. Ottime le performance di bianchi e rosati della denominazione siciliana.
Sfiorano i 3,3 milioni le bottiglie prodotte a marchio Etna Doc nel primo semestre del 2022, pari a un totale di 24.700 ettolitri, per un incremento del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (18.875 ettolitri per 2,5 milioni di bottiglie).
I numeri che emergono dall’analisi del Consorzio Tutela Vini Etna Doc mettono in evidenza la costante crescita di attenzione dei consumatori verso i vini de ‘a Muntagna’. “I dati attestano l’ottimo stato di salute della denominazione – commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna Doc – e superano quanto di buono avevamo già fatto l’anno scorso, quando avevamo raggiunte le stesse performance del 2019, lasciandoci definitivamente alle spalle le difficoltà del periodo più duro della pandemia”.
EXPLOIT DI BIANCO E ROSATO, ETNA ROSSO IL PIU’ IMBOTTIGLIATO
Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, si registra un balzo dell’Etna Bianco Doc (+37%), a conferma del grande favore che il carricante – varietà autoctona che ha trovato nel versante est la sua zona di elezione -, sta incontrando grazie alle sue doti di freschezza e ricchezza olfattiva. Ancora più pronunciata la crescita dell’Etna Rosato Doc (+50,3%), frutto di nerello mascalese, uva in costante crescita che si sta ritagliando un ruolo sempre più importante nelle preferenze dei consumatori.
La tipologia più imbottigliata, si conferma come sempre l’Etna Rosso Doc, che nei primi sei mesi del 2022 ha raggiunto quasi 1,5 milioni di bottiglie, segnando un +27% rispetto al 2021. “Da non sottovalutare la tipologia Spumante – sottolinea Francesco Cambria –, che ora prevede la presenza del nerello mascalese almeno per l’80% e che, sebbene sia ancora una nicchia, ha margini di crescita davvero interessanti e dai quali ci aspettiamo molto nella seconda metà dell’anno”.
VENDEMMIA 2022, LE PRIME CONSIDERAZIONI
Sebbene sia ancora presto per le previsioni vendemmiali sull’annata 2022, si fanno intanto le prime considerazioni sul fronte della sanità delle uve. “Pensiamo di poter affermare con ragionevole certezza – spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Tutela Etna Doc – che ci siano tutte le premesse per un’annata di ottima qualità”. L’inverno, sostanzialmente mite, ha lasciato spazio a una primavera priva di gelate tardive, come invece si verificò nel 2021. “A maggio e giugno le piogge hanno consentito di mitigare gli effetti della siccità – prosegue -. Per ora le temperature estive, sebbene con ondate di calore sempre più frequenti, hanno valori che non hanno danneggiato lo sviluppo vegetativo della vite. Naturalmente – conclude Lunetta – saranno gli ultimi mesi di settembre e ottobre a fare la differenza”.