Assoenologi, Ismea e Uiv: valori positivi per quantità e qualità, ma congiuntura economica negativa pesa sul mercato.
La vendemmia 2022 del vigneto Italia batte caldo e siccità. Secondo le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e UIV, presentate al Mipaaf, la produzione di quest’anno dovrebbe attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino, valori positivi in linea con la scorsa annata (50,23 milioni di ettolitri) e a +3% rispetto alla media del quinquennio 2017-2021.
Proiezioni rassicuranti anche per la qualità della produzione, in un range dal buono all’ottimo.
A garantire la tenuta del prodotto finale, oltre alle piogge di agosto arrivate sul gong, il lavoro di ricerca e applicazione dei produttori su una vite sempre più resiliente alle avversità climatiche e metereologiche. Ora rimane cruciale l’andamento meteorologico delle prossime settimane.
“Molto dipende dalle aree di riferimento – dichiara Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi – mai come in questa stagione il giudizio quanti-qualitativo è totalmente a macchia di leopardo e questo è dovuto essenzialmente a un clima estremo che ha pesantemente condizionato i mesi estivi. A contenere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici è stato anche l’approccio scientifico che noi enologi abbiamo messo in campo a sostegno dei vigneti. Oggi più che mai sono fondamentali scienza e ricerca nella viticoltura e in cantina”.
MERCATO IN CHIAROSCURO
Sul fronte dei mercati, pesa invece la congiuntura economica sfavorevole: se l’export tiene, i canali nazionali denotano segnali di cedimento rispetto al 2021 negli acquisti presso la distribuzione, anche se risultano in recupero i fuori casa. In generale, però, i valori risentono del peso dell’inflazione.
Secondo Fabio Del Bravo di Ismea, “in termini di mercati l’Italia ha chiuso la campagna 21/22 con rialzi dei listini soprattutto nei vini al vertice della piramide qualitativa. Le prime battute della nuova campagna delineano uno scenario ancora incerto dove a pesare sono le molte incognite legate anche alle tensioni sui costi e alla logistica”.
Per il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi “in generale si deve fare meglio sul fronte del valore del nostro vino, soprattutto per garantire una remuneratività direttamente proporzionale alla qualità prodotta. Dobbiamo ambire a scrivere – o riscrivere – una vera carta vocazionale dei nostri territori, ancorata a indicatori reali”.
SCENARIO INTERNAZIONALE: FRANCIA LEADER NEL FATTURATO
Se l’Italia mantiene il primato produttivo (la Francia comunque registra una crescita sulla media del quinquennio del +3,5%, a 44 mln di hl), secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio UIV il fatturato è nettamente appannaggio della Francia, che segna una redditività tripla della nostra per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro).
CONTINUA ASCESA PER GLI SPUMANTI. IL PESO DELL’INFLAZIONE SUI PREZZI
Con riferimento al mercato, secondo le ultime elaborazioni su base Istat, l’Italia ha chiuso il primo semestre con il record in valore di 3,8 miliardi di euro (+13,5% sul pari periodo 2021) mentre è piatto il trend dei volumi esportati: +0,4%. I fermi e frizzanti imbottigliati segnano un +10,3% in valore ma cedono in volume l’1,2%. Inarrestabile la performance del comparto spumanti, che nella prima parte dell’anno sfiorano il miliardo di euro in valore (+25,5%), con i volumi a +10,6%.
In netta crescita – soprattutto per effetto dell’inflazione – il prezzo medio che sale del 13,1% e addirittura di quasi il 18% negli Stati Uniti, il cui mercato è tenuto in piedi anche dal dollaro forte. Nel primo buyer al mondo la crescita tricolore in valore è infatti del 13,3%, con i volumi in contrazione del 3,8%.
A livello nazionale, resta stabile anche la classifica delle regioni italiane, capeggiata dal Veneto che, con 11,5 milioni di ettolitri, produce da solo oltre 1/5 del vino italiano. Seguono Puglia ed Emilia-Romagna, rispettivamente con 10,6 e 7,4 milioni di ettolitri, per un prodotto complessivo delle tre Regioni pari al 59% dell’intero vigneto italiano.
Rispetto agli andamenti, nel Nord Ovest si assiste alla flessione della Lombardia (-20%), mentre a Nord-Est risultano in recupero rispetto allo scorso anno sia Trentino Alto Adige (+10%) che Emilia Romagna (+4%). Meno variabile la situazione al Centro, dove si assiste al deciso rialzo dei volumi per Umbria (+10%) e Toscana (+12%). Al Sud il lieve incremento della Puglia (+3%) si contrappone alla leggera flessione della Sicilia (-5%).
Per quanto riguarda la qualità, in linea generale si aspettano vini eccellenti in Trentino Alto Adige e Sicilia, mentre puntano l’asticella sul “ottimo” Piemonte, Val d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia e Sardegna, con Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Campania, Basilicata e Calabria più caute su previsioni “buone/ottime”. “Buone” invece le attese per le etichette lombarde e venete.