Intervista a Carlo Alberto Sagna su trend e dinamiche delle etichette di alta gamma, con qualche spunto di assaggio dal catalogo dell’azienda torinese.
Una politica che rifugge le mode e i volumi, concentrata sulla distribuzione di prodotti ricercati e talvolta rari, provenienti da aziende di prestigio e spesso storiche. A quasi cento anni dalla fondazione, questo è il credo di Sagna, società torinese di importazione e distribuzione di vini e distillati, avviata nel 1928 dal Barone Amerigo Sagna.
Oggi a guidarla ci sono Leonardo e Carlo Alberto Sagna – quarta generazione – e l’azienda ha gradualmente ampliato il proprio catalogo con nuovi distillati e vini nazionali. Tra gli ingressi degli ultimi anni, Grappa Levi, Ronchi di Cialla, Pianpolvere Soprano, Secondo Marco, Maison Anselmet, Castello di Neive e ancora Mamete Prevostini, Stefania Barbot, Antica Torino, Dis Distillers & Distributors – i produttori del gin Panarea – oltre ai recenti inserimenti di Canalicchio di Sopra, Querciabella e Palmento Costanzo.
Nell’intervista a VinoNews24, Carlo Alberto Sagna, direttore commerciale dell’omonima azienda di famiglia, parla della performance delle referenze premium e di alcuni trend in atto nell’ambito della distribuzione.
Sagna si posiziona con prodotti di alta gamma e una politica fatta di piccoli volumi, lontana dalle mode. Quali sono le performance sul mercato delle vostre referenze in questo periodo?
“La nostra società è riconosciuta per un’offerta di etichette rare, ricercate, alla quale si affianca una gamma di referenze che, nella loro categoria, sono diventate una sorta di punto di riferimento per il mercato, per qualità costante e definizione di un gusto e una linea stilistica che riscontrano un grande successo. Validi esempi li abbiamo con i vini francesi – veri e propri best seller – come lo Chablis Saint Pierre Albert Pic, il Baron de L di la Doucette, il Côtes du Rhône Saint-Esprit della Maison Delas, il Bandol dei Domaines Ott. Volumi di fatto stabili nell’ultima decade, in crescita negli ultimi due anni. Siamo intorno alle 200mila bottiglie di vino movimentate di quelle che fanno parte del gruppo di aziende di proprietà del Baron Patrick de Ladoucette. Ottime, inoltre, le performance dei vini prodotti dalle case italiane entrate a catalogo quest’anno, dai vini bianchi di Hauner alle contrade di Palmento Costanzo, al Chianti Classico di Querciabella e il Rosso di Montalcino di Canalicchio di Sopra. Non abbiamo uno storico ma i risultati raggiunti in 9 mesi di lavoro superano di molto aspettative e obiettivi prefissati”.
Com’è cambiata negli ultimi anni la vostra clientela? Come si compone oggi?
“La clientela principale resta l’horeca, il canale e-commerce resta stabile, leggermente in calo”.
Rilevate un ricambio generazionale in corso tra i vostri clienti? Quali tipologie di clienti sono più interessate da questa dinamica?
“Riscontriamo nuove aperture da parte di giovani imprenditori, soprattutto di locali dedicati alla mescita, piccoli bistrot e brasserie; meno ristorazione classica ed enoteche con la sola vendita al dettaglio”.
Quali sono le richieste più significative di quest’anno da parte della ristorazione?
“Oltre alla frenesia generale legata all’acquisto delle bollicine, c’è la necessità di approvvigionarsi di referenze con alta rotazione per garantire la continuità e presenza delle stesse nelle carte dei vini”.
Rifornite anche ristorazione e bar all’interno degli hotel? Quali gli sviluppi su questo fronte?
“Notiamo che preferiscono affidarsi a marchi riconosciuti e solidi”.
Come si riflettono gli attuali rincari sul vostro lavoro? Avete dovuto rivedere i listini?
“Tutte le voci a listino hanno subito delle variazioni. L’aumento dei prezzi non è solo dovuto al caro energia ma soprattutto alla mancanza delle materie prime, dai tappi al vetro e alla carta, che inevitabilmente ha influito sul costo finale del prodotto. Si parla di un +5% e in certi casi +10% in media”.
Nell’era della crescita dei rivenditori online e degli e-shop delle cantine, qual è secondo lei il valore della distribuzione?
“Il valore della distribuzione e la percezione dello stesso, resta elevato. In primis c’è il fattore umano, che nella vendita del vino resta imprescindibile. V’è poi la garanzia del prodotto, della rintracciabilità dello stesso e della consegna di beni conservati, come nel nostro caso, in magazzini a temperatura controllata”.
Leonardo, Carlo Alberto e Massimo Sagna
SPUNTI DI DEGUSTAZIONE
Dal catalogo Sagna, una selezione di assaggi tra vini nazionali e internazionali, come invito a conoscere tutte le altre referenze.
Italia
Friuli Venezia Giulia – Valle di Cialla, Prepotto
Ronchi di Cialla – Friuli Colli Orientali Doc Schioppettino di Cialla 2016
Impossibile non assaggiare lo Schioppettino della famiglia Rapuzzi, che ha avuto un ruolo tanto importante nel recupero di questo vitigno negli anni ’70. Il bouquet rivela sensazioni di piccoli frutti, ricordi di muschio e di erbe, toni pepati e balsamici. Un sorso fresco, tannino aggraziato, che riporta con sé le spezie. Tanta classe.
Piemonte – Langhe
Pianpolvere Soprano – Barolo Docg Bussia 2018
Terza annata prodotta di quest’etichetta, la 2018 si presenta subito in tutta la sua snellezza. Un bouquet screziato da toni agrumati di arancia rossa e bergamotto e un palato che parla di agilità, tannino fine e ancora giovane, succosità e sapidità ai lati della lingua. Uno di quegli assaggi che lasciano aperte le possibilità, senza rivelarsi e invitando a ripassare.
Sicilia – Salina
Hauner – Iancura, IGP Sicilia 2021
Aromi mentolati e di santoreggia, ricordi iodati. Un bel palato polposo, compatto. La freschezza e le sensazioni botaniche trattengono la sapidità fino all’ultimo, per poi liberarla sul finale assieme al calore. Ottima espressione di malvasia delle Lipari e inzolia (rispettivamente al 90% e 10%).
Sicilia – Etna
Palmento Costanzo – Prefillossera, Etna Doc Rosso 2017
Al naso un insieme di sensazioni che uniscono frutti rossi, accenni minerali, sfumature balsamiche e fresche. Al palato, la rusticità del tannino, la sapidità e un’acidità tagliente e asprigna, che tradisce la provenienza delle uve, raccolte a 750 metri slm da un vigneto di circa 100 anni, esposto a nord. Resa media di 25 q/ha. Solo queste caratteristiche valgono l’esperienza dell’assaggio, come la valgono anche le altre referenze di questa realtà situata nel versante settentrionale della “Muntagna”.
Veneto – Valpolicella
Secondo Marco – Valpolicella Doc Classico 2018
Non ci sono molti dubbi sullo stile dei vini di Marco Speri, secchi, schietti e animati da tutta la freschezza che caratterizza i vitigni del territorio. Sull’etichetta del Valpolicella, una ballerina anticipa graficamente la leggerezza del sorso. Vivace, scorrevole, da bere e ribere. Aromi fragranti di rosa, ciliegia e pepe. Per questa tipologia di vino, una delle più eleganti espressioni della zona. Si parte da qui – ça va sans dire – per arrivare fino al Recioto.
Valle d’Aosta
Maison Anselmet – Valle d’Aosta Doc Müller Thurgau 2021
C’è chi, per questioni di gusti, questo vitigno lo evita a priori. Se lo scoglio sono le aromaticità intense più comunemente riconducibili (sul tema, potrebbe interessarvi leggere questo), allora sarebbe un errore privarsi del Müller Thurgau di Anselmet. Scattante e beverino, al naso regala sensazioni più minerale che aromatiche, sfumature di erbe officinali e balsamiche. Al palato, carnosità e scorrevolezza in giusta misura, con un finale che richiama l’agrume.
Francia
Beaujolais
P. Ferraud & Fils – L’Eolienne, Cru Moulin à Vent 2019
Un bouquet inizialmente timido, che pian piano si apre verso toni floreali di viola e ibisco, poi ciliegia e ribes nero. Il sorso è delicato, l’acidità gioca con un tannino ancora da mitigare, che chiude il sorso lasciando una sensazione pepata e di mentuccia.
Oltre ai vini del Beaujolais, tra i rossi del produttore è da segnalare una referenza entry level lanciata di recente. Si tratta di un Vin de France 100% pinot noir, prodotto nel sud della Francia. Uno di quei vini fruttati e dalla beva agile, da stappare, versare e versare ancora. Provare per credere.
Bourgogne – Mâconnais
P. Ferraud & Fils – L’Entreroches, Pouilly-Fuissé Aop 2021
Il passe-partout che fa la differenza. Un sorso compatto, sinuoso, languido. Acidità al punto giusto, scorrevolezza, grazia. Davvero un bel bere, perfetto per un aperitivo, ma anche versatile nell’abbinamento con piatti dal gusto delicato. Da immaginare con un ragù bianco di cortile.
Bourgogne – Côte de Nuits
Domaine Faiveley – Nuits Saint Georges 1er Cru “Les Porêts-Saint-Georges” 2020
Floreale e femminile nella sua evidente giovinezza, tra sensazioni di frutti di bosco e balsamicità. Al palato una vena salina si manifesta con delicatezza, emergendo tra acidità, rotondità e una certa rusticità del sorso. Da mettere in cantina.
Bourgogne – Côte d’Or
Domaine Faiveley – Clos de Vougeot Grand Cru 2020
Un bouquet che va dalle sensazioni floreali ai piccoli frutti, tocchi di pepe e ricordi di affinamento. Al palato emerge subito un tannino fitto e setoso, per un sorso intenso, che si dipana tra toni speziati e di coriandolo. Tanto carattere, che sarà bello andare a riscoprire tra un po’ di tempo.
Côtes du Rhône
Delas – Pierre Rouge Châteauneuf-du-Pape Haute 2019
Un bouquet fatto di piccoli frutti, pepe, coriandolo e toni mentolati precede il carattere del sorso. Struttura, un tannino satinato e deciso, pienezza e rotondità, che sfumano in ricordi di carruba e cassis.
Germania
Rheingau
Graf Von Schönborn – Hochheim Domdechaney Riesling Erstes Gewächs 2008
Come non dimostrare l’età. Freschissimo, al naso sbuffi di agrume e idrocarburi, che tornano al palato con tocchi fumé. Niente grassezze e un piacevole equilibrio tra l’acidità e il lieve residuo zuccherino (circa 8 gr/l). Davvero un bel bere.
Da provare anche il più giovane Rüdesheim Berg Rottland 2019, succoso e dai toni idrocarburici meno accentuati, in favore di frutto tropicale e miele d’acacia. Gusto secco e vivace, che lascia la bocca fresca e fa venir voglia di un altro sorso.
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