Acquavitis, lo studio del gruppo di idrogeologia dell’Università di Trieste, conferma l’importanza del monitoraggio delle precipitazioni e punta a determinare il dosaggio idrico per razionalizzare l’acqua e aiutare le piante.
Il monitoraggio delle precipitazioni annuali è strategico per determinare il dosaggio idrico delle coltivazioni vinicole, sia per assecondare le esigenze della pianta e ottenere un raccolto di qualità, sia per favorire un uso razionale dell’acqua. È l’indirizzo emerso dalle attività di ricerca del gruppo di idrogeologia dell’Università di Trieste coordinato da Luca Zini, docente del dipartimento di matematica e geoscienze, nell’ambito del progetto interregionale Italia-Slovenia, Acquavitis, finalizzato alla comprensione delle dinamiche di accumulo e utilizzo di acqua nel vigneto, per irrigare le viti solo quando e dove necessario.
LO SCENARIO
Le precipitazioni invernali e primaverili, assieme a quelle estive, sono molto importanti per la ricarica idrica dei terreni per la vite, perché creano scorte idriche nel suolo e nel sottosuolo sfruttabili nel corso dei mesi più caldi. “L’estate appena passata – spiega Luca Zini – è stata una delle più siccitose e con ripetute ondate di calore. Tutto ciò ha comportato un veloce esaurimento delle riserve idriche accumulate nel suolo mettendo in crisi tutti i vigneti. Questo ha avuto come effetto una riduzione nella produzione e contestualmente una diminuzione della qualità del prodotto. In futuro, visti i cambiamenti climatici in atto, ci sarà sempre più bisogno d’acqua per mantenere gli standard di qualità, e il monitoraggio del regime delle precipitazioni invernali e primaverili può darci indicazioni sulla criticità dell’estate successiva e permetterci di programmare strategie differenti”.
Luca Zini, docente dell’Università di Trieste
UN PROGETTO INIZIATO 2 ANNI FA
Il progetto è stato avviato l’estate del 2020 in diverse aree transfrontaliere, una nella zona del Carso immediatamente dietro l’abitato di Trieste, un sito in Italia e un sito in Slovenia, un altro nella zona della valle del Vipacco e poi altri due siti in territorio friulano (Capriva e Precenicco).
Il gruppo di idrogeologia dell’ateneo triestino ha effettuato una serie di campionamenti, scoprendo che, attraverso il monitoraggio delle acque di precipitazione contestualmente a quelle presenti nei terreni e nella linfa xilematica proveniente dai tralci delle viti, è possibile stabilire quali acque stanno utilizzando le piante e quando queste si sono infiltrate nel terreno.
“L’estate 2022 – aggiunge Luca Zini – ha evidenziato che la produzione può essere mantenuta anche con un certo livello di stress idrico nella vite. Minimi quantitativi d’acqua forniti al vigneto nei momenti giusti permettono di tenere alta la produzione e gli standard di qualità”.