L’enologo ‘globetrotter’ di Monteverro racconta ‘pour Lulu’ di Domaine Tempier e il Nosiola Fontanasanta di Foradori, vini del cuore e di ispirazione tra Bandol e Trentino.
Presente quel periodo in cui andavano di moda i quadri con la mappa del mondo? quelli grandi, fatti di sughero o di materiale morbido, a cui appuntare una spilletta per ogni nuova meta visitata. Ecco, se di queste mappe ce ne fosse una a casa di Matthieu Taunay, enologo di Monteverro, di spillette ne avrebbe da vendere. Borgogna e Champagne – i punti di partenza – poi Napa a 21 anni nel 2003, di nuovo Francia – Valle del Rodano – e ancora Cile, Provenza, India – sì, India – Nuova Zelanda, Malta, Sud Africa, ancora Nuova Zelanda e, infine, Maremma, fermandosi da Monteverro, l’azienda di Julia e Georg Weber a Capalbio.
Ne ha visto di mondo Matthieu che, nato nella Loira e senza alle spalle altre generazioni nel vino, ha letteralmente divorato territori ed esperienze, portando a casa un bagaglio importante. “Ci sono le competenze tecniche, ovviamente, su diversi metodi per fare vino e sulla gestione delle vigne – dice – poi la pazienza di comprendere ogni volta un nuovo terroir e le sue specificità”.
Succede che, con una buona base di spirito di osservazione e voglia di imparare, il fatto di vivere altri Paesi, altre amicizie, altri lavori, culture totalmente diverse e modi di pensare inaspettati e opposti, sedimenti una profondità nello sguardo e nell’approccio. A quel punto, ogni questione ci si ritrova ad osservarla da lontano, a qualche metro in più sul livello del mare. “Con il tempo, mi sono reso conto che mi è servito tantissimo imparare anche il modo in cui è percepito il vino in tutte queste culture, oltre alla gastronomia, che è sempre collegata. Il modo in cui ne parlano, come e quando lo bevono e che bisogna, infine, avere una mente molto aperta, curiosa e umile quando si fa questo mestiere”, spiega Matthieu.
Viene da chiedersi quali vini possa tirar fuori dal cilindro un quarantenne con tutto questo mondo negli occhi, ma come spesso accade in questi casi, la risposta è più semplice. Non bottiglie che arrivano dall’altro emisfero, bensì da un libro e un vitigno che arriva solo da qualche grado di latitudine in più. “In famiglia o con gli amici bevo quasi esclusivamente vini italiani e francesi, fatta eccezione per qualche Riesling tedesco, a cui mi sono accostato grazie alla passione del proprietario di Monteverro – dice – I due vini che hanno un posto speciale tra le mie preferenze sono ‘pour Lulu’ 2017 di Domaine Tempier e la Nosiola Fontanasanta 2019 di Foradori”.
DA KERMIT LYNCH AL MOURVEDRE
“Ho letteralmente divorato il libro di Kermit Lynch ‘Adventure on the Wine Route’, quando ho fatto il mio stage a Napa nel 2003 – racconta Matthieu – L’autore racconta delle sue peregrinazioni in Francia e dei vignaioli che ha conosciuto, tra cui la famiglia Peyraud di Domaine Tempier. È un libro che consiglio (anche se non so se sia tradotto in italiano), perché c’è tutta l’avventura legata al viaggio e allo spaesamento dell’autore arrivato dagli Stati Uniti, ma ci sono anche grandi ritratti vinicoli e soprattutto l’immenso personaggio di Lucie “Lulu” Peyraud, che lo avvicina alla gastronomia francese ‘familiare’, quella dei piatti conviviali da gustare assieme in compagnia con un buon vino. Questa Cuvée è dedicata proprio a Lulu, mancata purtroppo dopo la vendemmia del 2020.
Ho grande stima per il lavoro che svolgono i Peyraud e per questi cru, che sono straordinari per un monovarietale. La prima volta che li ho assaggiati è stato appena tornato dagli Stati Uniti, nel 2003.
Al di là della storia di questa cantina, trovo che a Bandol si riesca a ‘domare’ questa varietà, il Mourvedre, che in altri luoghi è usata solo per assemblaggio e invece qui assume una personalità tutta sua”.
Domaine Tempier si trova a Plan du Castellet e a Lulu Peyraud è stata dedicata l’annata 2017 della Cuvée Classique.
QUELLA SOTTILE LINEA TRA SEMPLICITÀ ED ELEGANZA
“Il Nosiola Fontanasanta spiega bene come il lavoro di una cantina, anno dopo anno, alla ricerca dell’equilibrio riesca a sublimare anche varietà considerate (magari a torto) meno blasonate, come ad esempio l’umile Nosiola, che qui viene portata a livelli altissimi. La perseveranza è un fattore importante nella ricerca di uno stile.
Ho avuto il piacere di scoprire questo vino incredibile in una degustazione a Mezzolombardo alla cantina Foradori, durante una masterclass tenuta dalla famiglia Foradori-Zierock e da Adriano Zago.
È un vino che è riuscito a tirar fuori da questo vitigno una sapidità tutta particolare. Si è lavorato sulla lunghezza e sulla profondità, invece che rimanere sulla più semplice aromaticità. È il tipo di vino che riesce a farti capire la sottile linea di demarcazione tra la semplicità e l’eleganza”.
L’Azienda Agricola Foradori si trova a Mezzolombardo (TN) e produce secondo i principi della biodinamica.