FIVI, Cesconi: “vignaioli indipendenti alfieri del territorio”

di Giambattista Marchetto

Alla vigilia del Mercato FIVI di Piacenza (25-27 novembre), il presidente Lorenzo Cesconi rimarca i valori di gruppo di vignaioli e rilancia sull’importanza di far valere la qualità che esprimono i piccoli produttori.

L’undicesima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti è ai nastri di partenza. Un’intensa tre giorni – 26, 27 e 28 novembre a Piacenza – che si preannuncia edizione record, grazie alla presenza di 870 Vignaioli provenienti da tutte le regioni d’Italia. Una scelta inclusiva per fare squadra, spiega il presidente FIVI Lorenzo Cesconi nell’intervista a Vinonews24, che rilancia anche sul valore del lavoro sui territori.

Presidente, con che spirito arriviamo quest’anno al Mercato FIVI?
“Quest’anno ci presentiamo con una edizione abbastanza speciale per il Mercato FIVI, dato che per la prima volta abbiamo voluto forzare un po’ i limiti strutturali di Piacenza Expo per dare spazio a tutti vignaioli che hanno voluto partecipare, davvero a tutti. Gli anni scorsi era previsto un numero chiuso per ragioni di spazio, quest’anno invece abbiamo scelto di soddisfare tutte le domande. Questo per dire che sarà davvero un grande evento associativo, rivolto a coltivare il vero spirito di condivisione FIVI e a ribadire la nostra funzione di aggregazione e rappresentanza dei vignaioli”.

C’è un valore che i vignaioli FIVI portano in bottiglia?
“È una domanda difficile. Noi rappresentiamo una pluralità di anime e facciamo della diversità la nostra forza. Nell’associazione trovano spazio aziende biodinamiche, bio e convenzionali, poco importa, perché quello che muove il vignaiolo indipendente è l’approccio al lavoro in vigna e in cantina per portare nel vino il territorio e le sue peculiarità, la diversità dell’annata. Ecco questa fedeltà al territorio è l’obiettivo di tutti noi, con interpretazioni e sensibilità differenti”.

Dunque FIVI è un po’ un marchio di garanzia?
“In termini di metodo sì. Non ci sono certo altre garanzie, perché riguardano il singolo, ma rispetto alla fedeltà territoriale e all’interpretazione del vigneto nel tempo il nostro approccio è sempre orientato ad evitare stereotipi. Il vino cambia e cambia il lavoro del vignaiolo”.

Qual è la difficoltà maggiore che un vignaiolo affronta oggi?
“Il carico burocratico. E infatti a Piacenza presenteremo un nuovo Dossier Burocrazia per proporre un sistema che, attraverso la digitalizzazione, possa davvero supportare i piccoli produttori. Il nostro problema è che spesso pratiche burocratiche e scadenze ci distolgono dal lavoro vero. E avendo strutture piccole, spesso familiari, facciamo fatica a tenere il passo. Questo limita anche l’avvio di nuove aziende indipendenti”.

I FIVI sono anche fighi? Oggi è un biglietto da visita accattivante?
“Mi fa piacere che possa esserci anche solo l’idea… (ride) perché forse questo non è palese per chi lavora nel quotidiano. È vero che la FIVI ha molto credito tra gli associati, ma ammetto che si percepisce anche un riconoscimento esterno. L’associazione è percepita come un contesto che porta valori”.

Avete più volte sottolineato come nei contesti decisionali (i Consorzi) uno dovrebbe valere uno. Ma come si concilia con la differente contribuzione di piccoli e grandi produttori?
“Dipende dal metro di misura. Dal punto di cista quantitativo un piccolo vignaiolo indipendente varrà sempre meno di un grande gruppo, anche se talvolta questo rappresenta molti piccoli vignaioli conferitori che danno delega di rappresentanza. Se però prendiamo in considerazione l’immagine di una denominazione i piccoli sono spesso trainanti. In una logica di prodotto proponiamo un equilibrio che guardi anche alla qualità riconosciuta. E in fin dei conti nelle cooperative i produttori, pur con volumi diversi, contano ciascuno un voto. Magari il rapporto corretto non è uno a uno, ma una ponderazione più equilibrata mi sembra un obiettivo perseguibile. Le idee, se buone, dovrebbero trovar spazio”

What’s next per il mondo FIVI?
“Il nostro obiettivo di media gittata è di costurire una struttura che coinvolga tutti in maniera attiva, che porti ad emergere i territori. La progettualità per il prossimo anno è legata al rafforzamento delle delegazioni locali. Il tessuto già esiste, ma vorremmo far crescere le attività sui territori e nelle denominazioni, rafforzare la trazione dal basso. Questo può rafforzare il sistema FIVI e andare oltre le diverse generazioni”.