Pomario, i vini dal “paradiso terrestre” dei conti Spalletti Trivelli

di Lucia Immacolata Migliaccio

Degustazione dei vini che Giangiacomo Spalletti Trivelli e la moglie Susanna d’Inzeo hanno sognato nel loro buen retiro tra Città della Pieve e Orvieto. Vini di territorio e radici profonde.

Non ci vuole molto a capire le ragioni di Giangiacomo Spalletti Trivelli e sua moglie Susanna d’Inzeo che nel 2004 decisero di acquistare l’antico casale Pomario. Il luogo è ricco di suggestione e possiede un fascino segreto, una tellurica energia che gli deriva in gran parte dalla sua posizione isolata.

Desideravamo un casale dove trascorrere il fine settimana, per riprendere fiato, a circa un’ora e mezzo da Roma – racconta il conte Giangiacomo – Così abbiamo iniziato a visitare tanti luoghi, tutti magnifici, ma con nessuno è scattato quel feeling indispensabile per far prendere decisioni importanti. Con Pomario è invece stato amore a prima vista: affascinati dalla magia del posto, io e mia moglie abbiamo pian piano cercato di ridare al luogo l’entità originale, riportando tutto a nuova vita. Ed è così che abbiamo realizzato il nostro paradiso terrestre”.

TERRITORIO, TRADIZIONE, EQUILIBRIO
Territorio, legame ed equilibrio sono i tre cardini a sostegno di quest’azienda interessante e ambiziosa, sostenuta dalla visione enologica di Mery Ferrara e dall’agronoma Federica De Santis.

Il territorio è quello umbro del comune di Piegaro in provincia di Perugia, un lembo di terra luminoso e circondato da bosco a circa 500 metri di altitudine. Cielo, terra e natura confluiscono in un vortice di grande carattere espressivo e costituiscono la cornice entro cui la famiglia Spalletti Trivelli diviene ambasciatrice del territorio attraverso il vino.

Legame, ovvero quello del Conte Giangiacomo alla tradizione viticola familiare, risalente a fine Ottocento. Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno, con la moglie Gabriella Rasponi, nipote di Carolina Bonaparte, comprarono in quell’epoca una tenuta in Toscana dove il figlio Cesare, nel 1920 circa, iniziò la produzione di Chianti.

Equilibrio è quello che si cerca per le piante, garantito mediante il rispetto del territorio che conferisce a ciascun vino la sua particolarità.

In questo contesto vario e promettente, non lontano dal Lago Trasimeno, tra Città della Pieve e Orvieto, su di un terreno ricco in scheletro ma con struttura sciolta limo-argillosa, inizia l’avventura esaltante della famiglia Spalletti Trivelli. “Il nostro obiettivo principale – spiega il conte – è subito stato quello di produrre un vino fortemente identitario: la storia di Pomario è infatti partita senza avere alcun obiettivo commerciale. Crediamo che il vino debba essere sano e di qualità e crediamo che oggi, i nostri vini, siano come volevamo che fossero: veri”.

La naturale vocazione del territorio si manifesta nelle varietà coltivate: trebbiano, malvasia, sangiovese, grechetto, ciliegiolo, riesling. E per tutelare con rispetto questa vocazione, i vigneti seguono un regime agronomico a conduzione biologica e biodinamica.

NOTE DI DEGUSTAZIONE

Rondirose 2019, Umbria rosato IGT
Uvaggio: merlot, sangiovese, ciliegiolo, aleatico
Fermentazione e affinamento in acciaio

La produzione di rosato è abbastanza recente, la prima annata risale al 2013. Rispetto all’inizio abbiamo fatto un bel po’ di passi in avanti”, spiega il conte.
Rosa tenue luminoso, la proposta odorosa esprime inizialmente un invitante fruttato di amarena e ciliegie, poi accenti floreali uniti a una sottile speziatura. Assaggio coerente, di piacevole impatto, fresco e di lodevole persistenza. Finale sapido.

Batticoda 2020, Umbria bianco IGT
Uvaggio: grechetto e altre varietà a bacca bianca
Fermentazione e affinamento in acciaio

Nasce nello stesso periodo del rosato e anche lui secondo me è giunto, soprattutto con la maturazione della vigna, a un prodotto sicuramente migliore”, spiega.
Giallo paglierino tenue, l’incipit è di pesca bianca. Vira poi verso note di biancospino, fiori di campo, salvia. Il sorso è facile nell’approccio, agile, spinto dalla freschezza. Una vivida sapidità allunga il finale proponendo ritorni corrispondenti a quanto avvertito al naso.

Rubicola 2020, Umbria rosso IGT
Uvaggio: sangiovese e merlot
Fermentazione e affinamento in acciaio
Rubino vivace, apre su freschi sentori di fragola, lampone, proseguendo con riconoscimenti di violetta e arancia sanguinella. Al palato, la freschezza domina il sorso. È agile con un tannino ben integrato dall’epilogo mediamente persistente.

Arale 2020, Umbria bianco IGT
Uvaggio: trebbiano e malvasia
Fermentazione: in barrique con inoculo lieviti pied de cuve e batonnage
Affinamento: in barrique per 6/7 mesi e circa un anno di bottiglia

È sicuramente una perla dell’azienda – dice l’enologa Mery Ferrara – È prodotto da antiche varietà di malvasia e trebbiano recuperate dal vecchio vigneto dismesso di circa 50-55 anni, alcune delle quali sono a piede franco. Non sappiamo quali cloni di trebbiano siano. Nonostante l’età, il vitigno, impiantato su di un ettaro di terra, è molto produttivo. Raccogliamo le uve dal 10 di ottobre in poi circa, quindi tardivamente. Questo perché ci troviamo a 500 metri e lo sbalzo termico incredibile, porta alla formazione di parti aromatiche sulle bucce rallentando però la maturazione zuccherina”.
Vino macerato, è giallo dorato intenso e luminoso. Il profilo olfattivo è intenso: fiori gialli si uniscono alla resina in complicità con frutti e agrumi in cui spicca l’arancia. Segue una signorile traccia fumé. L’assaggio, solare e avvolgente, si fa strada con sensazioni sapide che rendono coinvolgente la beva. Lento nella chiusura agrumata.

Sariano, Umbria rosso IGT
Uvaggio: 100% sangiovese
Fermentazione: con lieviti autoctoni in acciaio. Macerazione prolungata di circa 25/45 gg. In botti di rovere svolge la malolattica dove resta per circa un anno.
Affinamento in botte e successiva bottiglia
Sariano mi ricorda tanto il vino che produceva mio nonno. Ho memoria del suo Chianti, il Poggioreale, all’epoca molto conosciuto, e che associo appunto al nostro sangiovese. In comune hanno la freschezza che oggi in alcuni vini si fatica a trovare”, commenta il conte Giangiacomo.

annata 2018
Granato, il quadro olfattivo si apre su piccoli frutti rossi come ribes e lampone, seguiti da confettura di prugna, accenni di arancia, chiodi di garofano su di un tappeto di sottobosco. In bocca si esprime con un approccio disinvolto dando pienezza ma al contempo scorrevolezza al sorso. Chiusura duratura e coerente con una sottile scia amaricante.

annata 2020 campione di botte
Rubino vivido di media intensità, profuma di lampone, mora di gelso, viola mammola, mentuccia. La freschezza guida il percorso gustativo, adeguatamente contemplato da un tannino ben levigato accompagnati da una garbata acidità. L’assaggio si conclude con un’ottima persistenza dai ricordi fruttati

annata 2021 campione di botte
Rosso rubino intenso, libera sentori di macchia mediterranea affiancata mirtillo, ribes e mora.
L’ingresso è succoso, ricco e autorevole, senza turbare l’equilibrio. Tannino in divenire che promette una buona capacità evolutiva. Chiusura delicatamente sapida e persistente con ritorni di frutta.

Muffato delle streghe, Umbria bianco passito IGT
Uvaggio: reisling e sauvignon blanc,
Affinamento: in legno per circa 3 anni

È il mio vino preferito: ho un debole per i vini dolci”, dice la contessa Susanna.
Seducente veste dorata di luminosa vivacità, al naso spiccano intensi accenni di miele di acacia, albicocca candita, frutta esotica sciroppata. Corredo che ritorna al palato, in un sorso ricco e avvolgente.

 

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