La storica realtà di Castelvetro di Modena (150 soci conferitori e 300 ettari di vigneti) ha lanciato sul mercato il single vineyard Settimocielo, che gioca di territorio. Degustazione della nuova referenza e del lambrusco secco Vini del Re, sempre da Grasparossa.
Si chiama Settimocielo ed è il nuovo vino “fuori dagli schemi” come lo racconta la cantina modenese Settecani, che punta a svelare attraverso il metodo classico tutto il carattere del Lambrusco Grasparossa e a restituirne il senso di territorialità.
Settimocielo è una vera rarità. Un Lambrusco metodo classico da uve grasparossa, un autentico single vineyard che svela in nuove forme la territorialità di questa varietà, diffusa soprattutto nella provincia modenese. “Per la nostra cantina – rimarca Paolo Martinelli, presidente di Cantina Settecani – rappresenta una tappa fondamentale della nostra storia, quasi centenaria. Il nostro primo metodo classico, infatti, vuole segnare idealmente il lancio di un nuovo corso produttivo che ci porterà ancor di più a farci apprezzare come produttori di una specifica area territoriale del Lambrusco. In questi anni abbiamo lavorato sia in vigna, con la selezione di esposizioni e altitudini peculiari, sia in cantina, attraverso microvinificazioni su piccole partite di uve, con l’obiettivo di far emergere nel bicchiere le sfumature organolettiche del Grasparossa portate in dote da questo contesto agricolo”.
Un singolo vigneto di alta collina con vent’anni di età, la riscoperta di un antico clone di Lambrusco Grasparossa, la scelta del metodo classico, con una sosta di due anni sui lieviti prima della commercializzazione. Sono semplici gli elementi che la storica realtà di Castelvetro di Modena – con 150 soci conferitori e 300 ettari di vigneti – ha scelto per affrontare la sua nuova sfida.
La decisione nasce dopo aver individuato un vigneto dalle caratteristiche uniche: a 425 metri di altitudine a Puianello, sul confine meridionale del comune di Castelvetro di Modena. “All’interno di questo vigneto è presente un particolare clone – spiega l’enologo Andrea Graziosi – che si caratterizza per una contenuta resa per ettaro, una acidità elevata e un grappolo spargolo con buccia spessa. Tutte caratteristiche che ci hanno spinto a voler intraprendere questa nuova avventura che intende donare una veste differente al Lambrusco Grasparossa”.
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Appunti sull’assaggio del nuovo metodo classico, accanto al Lambrusco Grasparossa della linea Vini del Re.
Settimocielo Lambrusco Grasparossa dop Rosé brut Metodo Classico
Uvaggio: 100% lambrusco Grasparossa 100%
Vinificazione: pressatura soffice a uva intera con frazionamento del mosto fiore, fermentazione a temperatura controllata in acciaio, presa di spuma e sosta sui lieviti per 24 mesi
Rosa scuro quasi rosso e bolla fine. Un naso gradevole di carcadè e rabarbaro, sfumature di rosa. In bocca, a un’acidità controllata rispondono struttura e componente tannica velata, che riportano al sorso sensazioni di tè ai frutti rossi. Ottimo con i salumi della tradizione, polenta e formaggi cremosi.
Vini del Re – Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop
Uvaggio: 100% lambrusco Grasparossa
Vinificazione: pigiatura delle uve e lavorazione secondo metodo Martinotti
Calice di un rosso purpureo, brillante. Un bouquet vinoso, che regala aromi succosi di fragola e ciliegia. Il sorso è vivace, con un lieve accenno zuccherino, che riporta con sé frutto e una carezza pepata, assieme al solletico della bolla. Piacevole a tutto pasto, da provare con un primo dal sugo untuoso o con un secondo dal gusto deciso, carne o anche – perché no – pesce in una preparazione con pomodoro, come un baccalà in umido o alla livornese.