Il Capo di Stato che celebra la biodiversità nella vigna storica

di Eugenia Torelli

Degustazione della release 2018 del grande bordolese del Montello firmata Loredan Gasparini, uno dei primi vini italiani ad essere conosciuti e ricercati nel mondo.

Quella di Loredan Gasparini è una storia di vini dal piglio internazionale e di uomini che amano il Montello.

Il conte Piero Loredan, diretto discendente del doge veneziano Leonardo Loredan, dopo aver viaggiato a Bordeaux decise di introdurre nell’area pedemontana il merlot, i cabernet sauvignon e franc e il malbec per produrre un vino nuovo, internazionale appunto.

Il suo allure e le sue relazioni internazionali furono fondamentali per far conoscere nel mondo i vini del Montello. E il “suo” Capo di Stato è il vino che Charles De Gaulle ad un pranzo ufficiale all’Hotel Gritti di Venezia confuse con un grande Bordeaux. E ancora oggi, ogni volta che viene nominato un nuovo presidente della Repubblica Francese, l’azienda lo omaggia con un cofanetto con le due bottiglie vestite delle due etichette.

UN VINO SIMBOLO, DA VIGNA STORICA
Giancarlo Palla, che nel 1973 raccolse il testimone da Loredan, ha portato i vini di Venegazzù in giro per il mondo e con l’avvento del figlio Lorenzo alla guida della tenuta, negli anni Novanta emerge una nuova visione, che vede al centro il vigneto e una coltivazione sempre più vicina all’armonia con la natura. Lorenzo e il fratello Alberto hanno avviato un percorso verso una viticoltura sostenibile (qui un precedente articolo su vigneti e vini).

Oggi la vigna storica di Loredan Gasparini a Venegazzù detta “Vigna delle 100 piante”, impiantata negli anni Quaranta, rappresenta un piccolo museo della biodiversità e dà ancora oggi le uve destinate a divenire Capo di Stato.

Contraddistinto da un’etichetta d’autore, opera dell’artista Antonio Zancanaro prodotta in due versioni – in copertina, una ritrae la figura femminile di una dea del Vino e viene prodotta solo in occasioni speciali, l’altra ritrae la figura maschile di un Bacco con delle rose ed è la versione usata abitualmente – quello che oggi è etichettato come Doc Venegazzù Montello Superiore fu il primo vino del Montello a essere esportato e conosciuto in tutto il mondo come un simbolo dell’enologia italiana.

Una veduta della tenuta di Loredan Gasparini a Venegazzù

NOTE DI DEGUSTAZIONE
Capo di Stato, Venegazzù Doc 2018
Uvaggio: cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc, malbec
Vinificazione: fermentazione alcolica e malolattica in tini di rovere, senza filtrazioni
Affinamento: 18-24 mesi in botti grandi di rovere per il 70% della massa e in barrique per il 30%, poi almeno 12 mesi in bottiglia

Il Capo di Stato è oggi un vino importante e prestigioso, espressione principe dell’unico cru della denominazione Montello.
La 2018 è stata un’annata fresca e anche molto produttiva, in cui attraverso il lavoro in vigneto si è ricercata la giusta concentrazione del vino.

Ancora giovane, al naso si rivela contratto, tra sfumature di peperone, foglia di pomodoro, pepe verde e toni più dolci di paprika. Al palato l’acidità è importante, il tannino non cede ancora alle morbidezze, chiedendo tempo, tra sensazioni di cuoio e richiami di tabacco. Tensione e intensità si percepiscono subito e il vino lascia intuire un’evoluzione verso maggiore complessità, confermata dagli assaggi delle annate più vecchie. Aprire una 2005 può regalare emozioni e far scoprire un vino ancora fresco, con un tannino che non si è disteso del tutto ma che, anzi, conferisce rusticità a un sorso lunghissimo e contemplativo, anticipato da un bouquet complesso, tra note speziate, ingentilite da tocchi di cacao amaro.