Ottenuto da uve insolia e viognier coltivate (in bio) sulle alte colline della tenuta Baglio di Pianetto, a pochi chilometri da Palermo, è uno dei vini che hanno fatto la storia dell’azienda fondata dal conte Paolo Marzotto. Degustazione dell’annata 2021.
“L’origine di questo vino, vent’anni fa, è frutto di un’intuizione divenuta sfida, voluta personalmente dal conte Paolo Marzotto”. Francesco Tiralongo, amministratore delegato di Baglio di Pianetto, introduce con queste parole il Ficiligno, uno dei vini bianchi bandiera della cantina siciliana che con l’annata 2021 celebra i vent’anni sul mercato.
Insolito blend di insolia, una delle varietà autoctone siciliane più diffuse, e viognier, vitigno che da secoli ha come culla d’elezione la Valle del Rodano in Francia, questa etichetta incarna l’anima che Marzotto ha voluto dare alla cantina: eleganza francese e carattere siciliano.
“L’amore per i vini francesi e al tempo stesso per l’amata Sicilia – continua Tiralongo – ha fatto nascere l’idea di creare un blend da uve a bacca bianca con una straordinaria longevità, che potesse unire due anime così differenti ma al tempo stesso complementari. Il Ficiligno è in grado di sfidare il tempo, dimostrando che in Sicilia è possibile produrre vini bianchi sorprendentemente longevi”.
VIGNETI IN ALTITUDINE
Le uve di insolia e viognier vengono allevate (in biologico) nei vigneti della Tenuta Pianetto a Santa Cristina Gela, nel Palermitano, a un’altitudine compresa tra i 650 e i 700 metri. “A queste quote – spiega l’enologo Mattia Filippi – le uve acquisiscono un carico di polifenoli più basso rispetto alla loro coltivazione ad altitudini più basse, per cui l’evoluzione del vino è decisamente più lenta. A questo bisogna aggiungere la composizione dei terreni, di medio impasto e ricchi di argilla e minerali, le escursioni termiche tra la notte e il giorno, che consentono di esaltare il quadro aromatico complessivo e poi ancora il prezioso utilizzo di una tecnologia moderna e all’avanguardia. Tutti ingredienti che, in sinergia tra loro, consentono di ottenere un vino di grande dinamicità, longevità e custode del territorio di origine”.
Vendemmiate a mano, le uve selezionate vengono pressate a freddo; la fermentazione è in acciaio a bassa temperatura e poi c’è l’affinamento sui lieviti con continui bâtonnage, per estrarre intensità e aderenza ai tratti più territoriali. Dopo almeno due mesi di affinamento in bottiglia, il Ficiligno è pronto per essere commercializzato.
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Ficiligno, Sicilia Doc 2021
“Nei primi anni la carica aromatica apportata dal viognier è più evidente”, evidenzia Filippi, fondendosi con il frutto dell’insolia. “Con il passare degli anni l’evoluzione del vino rende ancor più complesso il bouquet – aggiunge – le note minerali evolvono verso quelle che ricordano gli idrocarburi, quelle fruttate virano verso sfumature di pasticceria”.
In questa fase ‘d’infanzia’, il vino ha un bouquet ancora molto improntato sul frutto, tra aromi di pesca gialla, a tratti melone e frutto esotico, poi timo e sfumature burrose. Il palato è fresco e polposo. Durante il sorso si diffonde una delicata sapidità, che lascia campo al calore verso il finale.