Vino italiano, export in Giappone a 278 milioni nel 2022

di redazione

I dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly registrano anche una crescita di volumi in Giappone del +18,4%. Bene i rossi tricolori (165 milioni, +25%) e gli spumanti (44 milioni, +26%). Servono però strategie condivise di promozione.

Performance positiva per i vini italiani in Giappone nel 2022, chiuso con 278 milioni di euro di valore complessivo dei prodotti esportati nel paese del sol levante e una crescita in volume del +18,4%, il doppio rispetto al totale delle importazioni di vino giapponesi (+9,2%).

In vista di un 2023 che si annuncia complesso,  i dati forniti dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly mettono in luce andamenti positivi sia nelle importazioni di vini fermi imbottigliati italiani (in particolare rossi), che hanno chiuso a 165 milioni di euro (+25%), sia di spumanti, a +26% (44 milioni di euro il controvalore).

In quello che è il sesto mercato importatore al mondo (nel 2021 Tokyo ha scavalcato Pechino nel ranking mondiale) l’Italia si assesta al secondo posto tra i paesi fornitori dietro alla Francia, che da sola supera la soglia di 1 miliardo di euro di ordini dal Sol levante.

Il bilancio è stato presentato a Tokyo nella penultima tappa del road-show promosso da Veronafiere-Vinitaly in collaborazione con Ice.

NECESSARIA STRATEGIA DI PROMOZIONE UNITARIA
I risultati positivi sul mercato nipponico non devono però far venir meno un’accelerazione sulla promozione integrata e di sistema per efficientare la penetrazione del vino italiano in Giappone, evitando frammentazione e dispersione di risorse. “Stiamo gettando le basi per un progetto di promozione del vino italiano in Giappone a medio e lungo termine – dichiara il presidente di Veronafiere Federico BricoloQuesta campagna mira a realizzare un efficace programma di promozione unitaria a favore del vino italiano”.

L’Italia è il secondo esportatore al mondo di vini ma questo primato non è confermato in Asia, dove altri Paesi riescono a vendere quantità maggiori, nonostante una varietà e un rapporto qualità-prezzo generalmente inferiori a quello dei vini italiani – evidenzia invece il presidente della Camera di Commercio Italiana in Giappone Rosario PediciniI produttori italiani sono spesso troppo piccoli per approcciare da soli mercati complessi come quelli asiatici e il sistema Italia, di cui la Camera di Commercio italiana in Giappone è parte attiva, è al fianco dei produttori per migliorare il posizionamento nel paese”.