I vini del cuore di Federica Boffa, volto più giovane di Pio Cesare, tra sperimentazioni bianche in terra di rossi e alleanze di spirito tra produttori.
Ha una mente che cammina veloce, Federica Boffa, tra appuntamenti, lavori di cantina e attività da seguire. Solo nel 2021, con le prime riaperture dopo l’annus horribils della pandemia, ha trascorso in viaggio circa 200 giorni. Oggi rappresenta, assieme al cugino Cesare, la nuova generazione alla guida di Pio Cesare, storica cantina albese e unica ancora collocata nel centro storico della cittadina. Ma più che un riferimento alle generazioni, qui la parola-chiave è “famiglia” e ricorre ad ogni angolo tra i racconti e le spiegazioni della produttrice. Un riferimento che porta ogni verbo in prima persona plurale, mentre la si segue tra i locali scavati nel tempo sotto l’azienda – casa e cantina. Valore, certezza, storia da rispettare e tramandare. E assieme ai nomi e agli aneddoti, si tramanda anche un po’ la storia di Alba, che riemerge dalle mura romane agli anni più recenti.

uno scatto delle cantine di Pio Cesare ad Alba
Oggi, nella cantina di via Cesare Balbo si producono i grandi rossi piemontesi, come Barolo e Barbaresco, ma non solo. “Sono un’amante dei bianchi – dichiara Federica – mi piacciono molto quelli della Borgogna, ma mi piace anche sperimentare, spaziando tra Paesi stranieri, anche del Nuovo Mondo come la California. Mi piacciono ovviamente anche i vini bianchi italiani, dall’Alto Adige al Friuli all’Etna. Producendo Barolo e Barbaresco – spiega – devi rispettare un disciplinare e anche delle regole di famiglia. Sui vini bianchi invece è molto più facile sperimentare e anche più divertente, dal mio punto di vista. Ad esempio, adesso che stiamo sperimentando sul sauvignon, è bello assaggiare dei Pouilly Fumé per avere punti di riferimento”, racconta. “E mi piace tantissimo anche assaggiare i barolo e i barbaresco degli altri produttori, perché dai colleghi c’è sempre da imparare”. Tra le passioni ci sono anche le bollicine, italiane e non, supportate dalla collaborazione con Louis Roederer, che rappresenta l’azienda negli USA e in UK.
Degli assaggi che si fanno in azienda dice, “cerchiamo di degustare quei vini che per affinità di vitigno o di filosofia più si avvicinano ai nostri, per trovare nuovi spunti e nuovi margini di miglioramento, ma molto spesso ci vogliamo anche ‘divertire’ lasciandoci il lavoro alle spalle”.

Federica Boffa con le bottiglie di Illivio di Livio Felluga e Collection 242 di Louis Roederer
LOUIS ROEDERER COLLECTION 242, LA PRIMA BOLLICINA NON SI SCORDA MAI
“La bollicina mette sempre tutti d’accordo e regala spensieratezza, specialmente se prodotta con grande classe e raffinatezza – dice Federica Boffa – Inoltre, condividiamo con la famiglia Rouzaud una lunga amicizia e una storica collaborazione sul mercato americano e inglese. Siamo rappresentati in questi Paesi attraverso la loro società di importazione.
Solitamente stappiamo questa bollicina per festeggiare un’occasione particolare, quando ci incontriamo con la famiglia Rouzaud oppure semplicemente quando riceviamo i nostri ospiti e vogliamo iniziare il pranzo o la cena con un fresco aperitivo. Ho assaggiato per la prima volta lo Champagne Collection 242 quando ancora non portava questo nome, ma si chiamava ‘Brut Premier’, quando abbiamo iniziato la collaborazione con la famiglia. Ho fatto solo un piccolo assaggio, perché avevo solo 8 anni – esclama – ma ne sono stata da subito molto colpita.
Ci identifichiamo molto con la Maison, tra le ultime ad essere rimasta ancora a conduzione strettamente famigliare, puntando tutto sulla coltivazione dei vigneti e sulla rappresentazione fedele di questo grande terroir, senza compromessi. Inoltre, nel Collection 242 ritroviamo una forte affinità con i nostri vini bandiera, Barolo Pio e Barbaresco Pio, che sono il frutto di un blend di vigneti provenienti da diverse zone di queste due denominazioni: il Collection 242, oltre ad essere un assemblaggio di chardonnay, pinot nero e pinot meunier dell’annata 2017, presenta anche un apporto di vini più ‘vecchi’ provenienti da zone differenti.
Amiamo la freschezza di questo Champagne, nonostante sia stato prodotto in un’annata molto calda come la 2017, poi la struttura, la pienezza ma anche la raffinatezza, che lo rendono un ‘vino’ a tutti gli effetti, adatto anche per tutto il pasto”.

le bottiglie di Illivio di Livio Felluga e Collection 242 di Louis Roederer
FELLUGA, BIANCHI E AFFINI
“Lo stappiamo perché ci piace molto, ma anche e soprattutto per l’amicizia che condividiamo con la famiglia Felluga e che, io in particolare, condivido con Laura Felluga, che ha pressappoco la mia età – racconta la produttrice – Anche Livio Felluga è rappresentato da Roederer negli Stati Uniti e con Laura abbiamo condiviso molti viaggi, eventi e degustazioni oltreoceano, scambiandoci dritte e consigli.
Illivio è un vino caratterizzato da grande struttura e complessità, con una buona sapidità e mineralità, che lo rende facilmente abbinabile alla cucina. Si tratta di un vino dedicato al ‘patriarca’ – Livio Felluga appunto – e ne esprime quella che è stata la sua grande personalità, la forza, ma anche raffinatezza. Infatti, per la prima annata è stato usato solo il pinot bianco, quindi un’uva raffinata, ma per esprimere il carattere un po’ ‘fiery’ l’hanno affinamento in barrique di legno nuovo. Negli anni il blend si è poi arricchito con lo chardonnay e con una punta di picolit.
Ci piace anche per la similitudine dei terreni in cui cresce, arenarie e marne come per le Langhe, per il carattere dello chardonnay, per l’uso molto calibrato della barrique e per la longevità, che lo rende molto simile al nostro Piodilei”.