Il 2022 del Gallo Nero si chiude con volumi stabili e crescita del valore globale di una denominazione diffusa in tutto il mondo. Bene il Chianti Classico Gran Selezione.
I dati economici del 2022 diffusi dal Consorzio Chianti Classico rivelano una decisa crescita a valore della denominazione fiorentina e una contemporanea affermazione delle tipologie premium, che oggi sviluppano oltre la metà del fatturato complessivo della denominazione. A fronte infatti di un imbottigliato sostanzialmente invariato, attestatosi nel 2022 a quota 271.932 ettolitri (-3% su base annua; + 6% sulla media del triennio precedente), il Consorzio stima un fatturato in crescita del 17% rispetto all’anno precedente e del 46% rispetto al 2020. Una salute enoica che si riflette anche sugli operatori di base della denominazione, che hanno visto aumentare il prezzo sia delle uve, +10% su base annua, per un valore compreso tra i 190 e i 220 euro al quintale, sia del vino sfuso, pagato mediamente 330 euro/hl.
Accresciuto anche il peso delle cosiddette tipologie premium, Riserva e Gran Selezione, che nel 2022 hanno generato circa il 45% della produzione e il 56% del fatturato. Da sottolineare soprattutto la performance della Gran Selezione, che oggi vale il 5% dei volumi globali (+30% su base annua) e il 13% del fatturato, e il cui successo non stupisce il presidente del Consorzio, Giovanni Manetti, secondo il quale “Questa tipologia, che era una novità assoluta nel panorama normativo italiano nel 2014, si traduce come massima espressione di territorialità nel bicchiere. È questo il vero valore aggiunto che il consumatore riconosce e chiede oggi. La risposta entusiasta del mercato in questo 2022 pieno di soddisfazioni è solo un passo verso una sempre maggiore sintonia tra chi è appassionato di vino e chi lo produce: l’amore e l’interesse per il territorio in cui esso viene prodotto. E la Gran Selezione sempre più rappresenta questo legame”.
Riguardo ai paesi dove il Chianti Classico è commercializzato, oltre 160 stando ai dati del Consorzio, gli USA rimangono il mercato principale, capace di assorbire il 37% delle bottiglie prodotte, seguiti da Italia (19%), Canada (10%) e Regno Unito (7%). Tra i mercati storici troviamo anche la Germania (6%), Paesi Scandinavi (5%), Svizzera (3%), Benelux (3%), Giappone (2%) e Corea del Sud (2%). “Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali – conclude Manetti – e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero. Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento”.