Alcuni viticoltori in Spagna hanno riportato in vita vitigni a maturazione tardiva e refrattari al calore nel tentativo di affrontare il cambiamento climatico e preservare il settore nel futuro.
Antiche uve ormai dimenticate tornano a vivere e lanciano la sfida al cambiamento climatico. Lo rivela un rapporto del Guardian in cui l’enologo Miguel A Torres, presidente dell’azienda vinicola Familia Torres, ha spiegato come riportare in vita vitigni a maturazione tardiva e refrattari al calore possa avere un ruolo chiave nell’affrontare un futuro influenzato dal clima.
“Volevo semplicemente recuperare il patrimonio lasciatoci dai nostri antenati – spiega Torres – Poi però ci siamo resi conto che alcune di queste varietà impiegano più tempo a maturare, il che significa che potrebbero essere in grado di aiutare il nostro lavoro in un mondo che si surriscalda sempre di più anno dopo anno, una piaga ancora peggiore di quella della filossera, che nel XIX secolo ha spazzato via i vitigni di tutta Europa”.
All’Istituto Tecnologico Agrario spagnolo di Castilla y Leon (ITACyL), due decenni di ricerca hanno portato a recuperare più di una dozzina di varietà di uva, tra cui Estaladiña, un’uva che risale al 1914, e Cenicienta, varietà nota per la produzione di rossi fruttati e che è stata molto vicina all’estinzione.
José Antonio Rubio Cano, che dirige il dipartimento di viticoltura e colture legnose dell’istituto, però avverte che “non c’è una soluzione unica, il risultato deve arrivare da un insieme di fattori: dobbiamo prestare più attenzione alle viti, essere più consapevoli di come stanno maturando i loro frutti e dobbiamo sviluppare una comprensione più profonda del vigneto e delle diverse varietà”.
“Ho sempre detto che il settore del vino è il ‘canarino nella miniera di carbone’ – aggiunge Torres – Le conseguenze che stanno vivendo i vigneti in questo momento dovrebbero far prendere coscienza a tutti che è giunto il momento di trovare nuove vie”.