Brunello 2018, della storia del dottor sottile e di un insegnamento chiamato Montalcino

di Daniele Becchi

L’ultima annata dei Brunello di Montalcino (la 2018) racconta una storia incentrata su balsamicità e unità di intenti. Alla faccia di chi dimentica il less is more.

La fretta, si sa, non è mai una buona consigliera, specialmente se si tratta di comprendere le sfaccettature di un diamante complesso quale è il Brunello di Montalcino. Troppe le asperità che campioni imbottigliati a uso e consumo delle Anteprime novembrine presentavano perché fosse allora possibile un giudizio capace di discostarsi dai tanti ‘diventerà’ che accompagnano l’infanzia di un vino che guarda ai lustri che verranno. Per questo il recente Vinitaly, oltre che dare prova della vitalità del sistema Italia, è stato un appuntamento utile per una serie di riassaggi volti a capire la prima evoluzione in bottiglia di una vendemmia, la 2018, da tanti declinata in termini riduttivi a causa della minore eco organolettica sviluppata nel bicchiere.

A noi invece, oggi come ieri, l’annata ci ha convinto, grazie a solide linee acide e balsamiche che promuoviamo nonostante alcune scarniture sempre utili a mascherare gradazioni alcoliche importanti. E lo facciamo ancor più convintamente ricordandone l’inclinazione ‘fredda’, eccezione al tanto chiacchierato riscaldamento globale, di cui sono note le implicazioni enologiche. Assaporiamo dunque questa vendemmia come faremmo dando l’arrivederci a un amico ormai lontano, che non sappiamo (se e) quando ritroveremo.

RICORDARE IL LESS IS MORE
Considerazioni queste che ci spingono verso un’ulteriore domanda sulla critica enologica. Sappiamo che uno dei suoi mantra odierni è la mineralità, che prende forma in vini agili nel bicchiere e tesi in bocca. Abbiamo ancora in mente le perplessità suscitate dalla vendemmia 2017, grossa e carnosa, lontana di canoni di bellezza odierni, dove la parola chiave è ‘less is more’. E una volta trovatisi davanti a esemplari snelli come adolescenti che guardano al futuro li si critica per la troppa introversione. Se è vero che spesso la virtù sta nel mezzo, dovendo scegliere noi ci schieriamo dalla parte dei più deboli. Che poi, in verità, solo il tempo ci dirà del valore della vendemmia 2018. Sono bastati pochi anni per redimere più di quanto ci aspettassimo l’annata 2014 e ancor meno per capire che la 2015 fosse meno dell’immaginato.

le etichette di Brunello di Montalcino 2018 alle Anteprime 2023

le etichette di Brunello di Montalcino 2018 alle Anteprime 2023

Tornando all’oggi, nel bicchiere non abbiamo incontrato quella materia scomposta ma evidente di dodici mesi fa. L’idea è diritta, quasi acerba, vegetale. Evidente la preponderanza delle componenti più dure, con alcolicità e tannino che rappresentano la vera sfida di questo inizio vita per l’annata 2018, anche se i pochi mesi trascorsi in bottiglia ne hanno già rilassato l’eccessiva tensione, definendone le forme. Ampia e gratificante la tecnica enologica, alla pari della bevibilità. Preferenze per il lato marino della denominazione, capace di esprimere gratificanti note balsamiche e di frutta.

APPUNTI DALLE DEGUSTAZIONI
Rimane l’incognita temporale, per dei campioni ricchi il cui rischio è non vedere una piena maturazione delle forme organolettiche, indispensabili per un vino che vuole definirsi longevo. Dal canto nostro scommettiamo sulla sua capacità di maturare, donando così equilibrio e finezza al Brunello del futuro, che siamo certi esprimerà una prolungata vitalità nel bicchiere, seppur meno complessa. Buone le speziature, che rivelano mani ormai consapevoli in cantina. Ed è proprio questo il tratto che, stavolta senza distinzione di annata, attraversa l’intera denominazione, le cui aziende sembrano ormai capaci di interpretare le differenze anche profonde che segnano ciascuna vendemmia.

Tra i vini ci sentiamo di segnalare Camigliano, un vino rotondo e di buona spinta acida, dove la frutta trova il suo punto di equilibrio con delle speziature ben dosate. Chinotto e cacao sono il preludio di una chiusura morbida e mediamente alcoolica. La nostra scelta. Buona anche le due etichette firmate Caparzo, entrambe compatte in bocca e con un carattere austero che morigerato svela pregevoli tratti balsamici. Dovendo scegliere optiamo per Vigna La Casa, di cui apprezziamo la maggiore materia a centro bocca.

il presidente Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci

il presidente Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci

Al Casanuova delle Cerbaie il merito di un bicchiere complesso, con piccola frutta scura e spiccato nerbo a deciso preludio di un finale sapido e dai tratti speziati. Da citare anche Collemattoni, che a fronte di un alcool determinato mostra una decisa presa in bocca, con frutta e speziature di pregevole fattura ed equilibrio. A convincere è però soprattutto la lunga linea acida, capace di persistere mantenendo la giusta tensione lungo l’intero sorso. Tra i soliti noti quest’anno scegliamo Poggio di Sotto, un vino dalla trama fitta, dalla quale emergono note di pepe, menta e freschezza. Il tannino leggermente scomposto non inficia la piacevole chiusura sapida ai sentori di bergamotto.

LA VIA OLISTICA DI MONTALCINO
Uscendo dal bicchiere un plauso lo merita lo sforzo profuso dal Consorzio e dalle sue aziende, che nel corso tanto dell’anteprima quanto del Vinitaly hanno mostrato una compattezza a nostro avviso dirimente rispetto all’altra grande denominazione italiana, leggasi Barolo. Pur nel rispetto delle reciproche politiche di sviluppo, non possiamo non propendere per quell’idea olistica che, tra le vie di Montalcino e gli spazi del Padiglione Toscana, traspare chiara e restituisce quell’idea di bene comune che un marchio collettivo è per definizione. Uscendo dal dilemma morettiano sull’esserci o non esserci, ci pare evidente che la presenza in forma aggregata di un territorio rappresenti il plusvalore, tanto più in un’epoca in cui non si vende solo un assaggio, ma il sistema nel suo complesso.

E di questo, nonostante le folkloristiche litigiosità all’ombra del Palazzo dei Priori, gli ilcinesi rimangono dei maestri.

Un dato di fatto dal quale parte il presidente Bindocci nel tratteggiare in questa intervista a Vinonews24 dal Vinitaly il buon successo dei primi mesi del 2023.
Ascolta “Fabrizio Bindocci – Consorzio Brunello di Montalcino” su Spreaker.

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