Federvini fa il punto sui dati del settore vino, spiriti e aceti e punta sull’educazione al consumo responsabile con le Linee Guida per la comunicazione commerciale.
Un fatturato di 20,6 miliardi di euro e un peso del 21% sull’export complessivo di prodotti food & beverage italiani, con un totale di 2.600 imprese e 30.000 occupati. È il settore di vini, spiriti e aceti italiani fotografato dai dati elaborati da Nomisma per Federvini, che arriva a pochi giorni dall’approvazione, in Irlanda, del provvedimento sui cosiddetti health warning sulle etichette di bevande alcoliche. Mentre la norma desta preoccupazione per il settore, l’associazione fa il punto sulle best practice di comunicazione, presentando un vademecum di Linee Guida condivise tra i soci per un’informazione responsabile e corretta sulle bevande alcoliche. Nel frattempo, si aggiornano i dati su esportazioni e mercato interno, con focus sulle tendenze di consumo degli italiani.
HEALTH WARNING, “L’ABUSO SI COMBATTE CON L’EDUCAZIONE”
A preoccupare della scelta irlandese ci sono le possibili conseguenze economiche sulle filiere produttive e la totale assenza di distinzione tra consumo e abuso, senza una reale e corretta informazione del consumatore. “La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull’educazione ad un approccio responsabile e moderato – ha commentato Micaela Pallini, presidente di Federvini – e quel che è peggio è che si rivelerà sostanzialmente inutile. Sulla questione, l’Italia ha saputo muoversi compatta, istituzioni e imprese, ma dobbiamo ora continuare a fare squadra sul piano internazionale per evitare che il caso irlandese possa indurre altri Paesi a seguire la stessa strada. Le nostre imprese esprimono un patrimonio non solo produttivo, ma anche iconico per la loro capacità di rappresentare il nostro Paese nel mondo – prosegue Pallini -. L’Italia oltre ad essersi imposta a livello internazionale per la sua produzione di vini, spiriti e aceti, è anche un Paese tra i più virtuosi per lo stile di vita, di alimentazione e di consumo moderato. Alla base della decisione irlandese c’è la mancata comprensione che l’abuso si sradica e si combatte con l’educazione, non con il proibizionismo. L’Irlanda e più in generale Bruxelles guardino all’Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole”.
A tali criticità si aggiungono le critiche ribadite da Federvini in merito alla riforma del regolamento europeo sugli imballaggi, che presenta evidenti rischi, quali quello di privilegiare le pratiche di riuso, difficili e costose da attuare da parte delle imprese, a discapito del riciclo che vede l’Italia ai vertici in Europa, e di spingere il mercato alla standardizzazione del packaging con effetti negativi sull’immagine dei prodotti.

Micaela Pallini, presidente Federvini
LE NUOVE LINEE GUIDA PER LA COMUNICAZIONE COMMERCIALE
L’educazione al consumo moderato delle bevande alcoliche resta una delle mission essenziali di Federvini. L’Assemblea Generale della Federazione ha offerto l’occasione per presentare le nuove ‘Linee Guida sull’autoregolamentazione nella comunicazione commerciale e promozionale delle bevande alcoliche’, un documento organico che riepiloga le raccomandazioni che tutte le aziende associate devono prendere a riferimento nelle proprie azioni di comunicazione al pubblico. Scopo delle Linee Guida è quello di garantire uno standard di comunicazione commerciale e promozionale di bevande alcoliche corretto e trasparente, che promuova modelli di consumo ispirati ai criteri di misura e responsabilità.
“Abbiamo ritenuto fondamentale redigere Le Linee Guida di autoregolamentazione nella comunicazione commerciale e promozionale di bevande alcoliche per richiamare quei princìpi e quei valori di promozione del consumo moderato e responsabile, che sono sempre stati parte della mission di Federvini. Da questa coscienza, che connota lo spirito delle nostre aziende, nascono le Linee Guida che intendono fornire agli Associati uno strumento concreto per la pianificazione di una comunicazione eticamente corretta” ha ricordato Giuseppe D’Avino, Presidente del Gruppo Spiriti di Federvini.
La cultura del consumo è stata inoltre al centro dell’iniziativa ‘No Binge – Comunicare il consumo responsabile’ avviata dalla Federazione insieme all’Università La Sapienza di Roma. Un’iniziativa il cui successo, secondo Barbara Herlitzka, presidente del Comitato Aspetti Sociali Bevande Alcoliche di Federvini, “conferma l’importanza di sensibilizzare in particolare i più giovani, sul tema della moderazione. Abbiamo avuto – spiega – un riscontro estremamente positivo dagli studenti coinvolti, che hanno ben recepito il valore educativo di questo progetto. Contiamo di estendere ancora questo perimetro di collaborazione, interessando altre realtà accademiche italiane, con l’auspicio di coinvolgere le istituzioni”.
SISTEMA IG, DOP E IGP, VALORE E PERCEZIONE
Quello delle IG si conferma, secondo Federvini, un valore riconosciuto dal consumatore finale, sia sul mercato italiano che su quello estero, facendo registrare un differenziale di prezzo tra vini DOC/DOCG e vini da tavola sia in GDO (+228%) che sul fronte dell’export (+50%). “Non solo indicazioni geografiche e territorio: tra i driver di scelta dei consumatori assume un ruolo importante anche il brand: a pensarla così sono il 21% dei consumatori, come rivela la consumer survey condotta da Nomisma per Federvini – dichiara Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini – Raccogliamo con fiducia questi dati, convinti che la strada della valorizzazione sia un percorso a senso unico: solo lavorando sulla qualità intrinseca e sul valore intangibile dei nostri prodotti saremo in grado di mettere al sicuro il nostro settore dalle tempeste che vediamo all’orizzonte. Al Governo chiediamo semplificazione ed un quadro normativo che favorisca la creazione di valore”.
Sul fronte dell’export, i vini DOP e IGP rappresentano circa il 75% delle vendite di vino italiano all’estero e negli ultimi anni aumentano sempre più il loro valore con una crescita ben maggiore rispetto agli altri vini.
Secondo Giacomo Ponti, presidente del Gruppo Aceti della Federazione, “gli attacchi che da più fronti hanno insidiato nei mesi scorsi alcuni tra i prodotti più caratterizzanti del patrimonio agroalimentare italiano, dall’Aceto Balsamico di Modena al Prosecco DOP, devono ricordarci che la battaglia per la tutela del Made in Italy ha un carattere prioritario per le imprese e per il Paese. Nella dimensione del mercato globale in cui ci confrontiamo non possiamo derogare alla riconoscibilità della qualità e della particolarità dei prodotti di cui siamo ambasciatori nel mondo – sostiene Ponti, che fa appello al Governo affinché proceda quanto prima a promuovere un ricorso contro la Slovenia e Cipro. “Sul Piano comunitario, invece, guardiamo con speranza alla riforma del Regolamento delle IIGG in corso in Europa, per garantire al meglio il rispetto dell’autenticità dei prodotti, ponendo un freno alle imitazioni e falsificazioni che rischierebbero di causare un danno ai nostri comparti”, aggiunge.
Per quanto riguarda invece la percezione di Dop e Igp da parte degli italiani, l’indagine Nomisma per Federvini disegna un quadro che vede i cittadini del Belpaese piuttosto avvezzi al tema delle certificazioni di qualità. La survey rivela come il 53% degli italiani dichiari di conoscere il significato delle sigle Dop e Igp e li consideri una garanzia di qualità, mentre un terzo degli intervistati, pur ammettendo di non sapere, si dice interessato alla materia. Il 78% associa invece maggiore qualità ai prodotti certificati, il 74% alla tracciabilità del prodotto e il 68% alla sicurezza e ai controlli. Quale invece il livello di consapevolezza su vino, spiriti e aceti certificati? Il 62% dei consumatori ritiene che i vini DOC/DOCG/IGT rispettano specifiche caratteristiche qualitative e particolari metodi di produzione. Una percentuale che si attesta al 28% per gli spiriti certificati e al 47% per l’Aceto Balsamico di Modena IGP).
I DATI DEL SETTORE: EXPORT POSITIVO
Cresce nel 2022 l’export di vino italiano nel mondo rispetto all’anno precedente, con le eccezioni di Germania e Cina. Tra i mercati più ricettivi, Regno Unito (+46,5%) e Giappone (+25%). Ed è record per le esportazioni di spiriti nazionali, che lo scorso anno hanno prodotto un fatturato di 1.650 milioni di euro, +25% sul 2021. Bene anche l’aceto balsamico, con segno più a doppia cifra (+15% in valori rispetto al 2021) nei principali mercati di destinazione tra cui Stati Uniti e Germania.
Nel 2022 il vino ha toccato il record di 8 miliardi di euro di export. I dati Nomisma raccontano una frenata delle esportazioni negli ultimi mesi dell’anno, che a consuntivo segnano comunque una crescita importante: +12% rispetto all’anno precedente. Si fanno sentire, soprattutto nella seconda parte dell’anno, gli effetti dell’inflazione, che ha portato a una contrazione dei consumi in ogni settore, compreso il vino. La crescita dei prezzi è stata accentuata anche dallo scoppio della guerra russo-ucraina, con pesanti conseguenze economiche, essendo la Russia un mercato di destinazione molto importante per l’Italia. Resta positivo anche il dato sui volumi di vino esportati nel 2022: 23 milioni di ettolitri con un calo di appena -0,9%.

fonte: Federvini su dati ISTAT elaborazione Nomisma su dati doganali
FUORI CASA IN RIPRESA
Notizie positive anche sul fronte dei consumi fuori casa, in ripresa dopo il periodo pandemico (+19% delle visite rispetto al 2021). In uno scenario in cui la ripresa economica italiana rallenta, con un pil a 3,9% rispetto al 6,6% del 2021 (e con una previsione di 0,6% per il 2023), il segmento del fuori casa spinge la crescita del beverage, rispetto alla grande distribuzione organizzata in cui calano gli acquisti delle famiglie italiane. Il mercato complessivo del fuori casa nel 2022 si chiude a 93 miliardi di euro, facendo meglio di un 2019 a quota 85 miliardi. Il giro d’affari dell’on trade nel 2022, pertanto, è cresciuto del 33%, con un raddoppio nel primo trimestre dell’anno rispetto al trimestre 2021 in cui vigevano le restrizioni per il Covid.
Tra pranzi, cene, aperitivi in locali (diurni e notturni), sono state 1,47 miliardi le consumazioni di vini e spiriti in Italia nel 2022, in aumento del 28% sul 2021. Di queste consumazioni, circa 800 milioni sono relative a vini (40%) e spumanti (15%). La performance più significativa per il vino si registra in occasione dell’aperitivo serale ma i maggior contributi alla crescita arrivano da pranzo e cena in ristoranti di fascia medio-alta, mentre tra le altre categorie di bevande alcoliche, sono da segnalare la crescita degli spiriti lisci (+88%) e dei cocktail alcolici (+32%). Vino e bollicine realizzano rispettivamente un +24% e un +21%.
ABUSO DI ALCOL, COSA PENSANO GLI ITALIANI
Un consumo virtuoso delle bevande alcoliche, quasi sempre associato al cibo e a momenti di convivialità. È quanto distingue i consumatori italiani secondo la survey ‘Analisi sul consumo responsabile delle bevande alcoliche’ a cura di TradeLab. Nove italiani su dieci consumano alcolici con moderazione (solo il 14% del campione dichiara di esagerare a volte). Il 78% li abbina sempre ai pasti.
Che cosa si intende con l’espressione ‘consumo responsabile’? Il 60% degli intervistati associa il concetto alla sicurezza, il 48% all’abbinamento al cibo e il 30% all’amicizia. Inoltre il 74% considera importante alla capacità di evitare l’abuso di alcol e il 72% alla conoscenza delle problematiche e alle conseguenze correlate al consumo eccessivo. La ricerca rivela infine una sensibilità diffusa sull’argomento, con l’85% degli italiani che sente il tema vicino (il 60% delle persone tra i 18 e i 34 anni dichiara anche di volerne sapere di più). Sul profilo della comunicazione, il 64% del campione più giovane under 35 ritiene che sia un aspetto molto importante in termini di sensibilizzazione, percentuale che sale al 71% tra gli adulti (35-54 anni).
Per un approfondimento sul settore degli spirits italiani, continua la lettura su SpiritoAutoctono.it