In occasione del World Gin Day, un racconto intrigante del distillato (ancora) più ricercato al bancone e qualche spunto di assaggio da Spirito Autoctono.
C’erano una volta i monaci Benedettini dell’Università Medica di Salerno, che distillavano col ginepro attorno all’anno 1000 e c’è chi coglie in questo un’origine italiana del distillato più pop del momento. Ma al di là delle rivendicazioni, l’unica grande certezza è che la storia del gin è squisitamente internazionale e lunga. Parte dalle preparazioni mediche a base di alcol e dalle proprietà curative attribuite al ginepro, per attraversare i tempi della Peste Nera, superare il Medioevo, lasciarsi utilizzare un po’ in tutta Europa.
Versatile, profumato, facile da produrre e – forse è la caratteristica più importante – da comprendere. Da qualche anno il gin è il distillato del momento e il protagonista di oggi, con il World Gin Day. Sebbene ovunque le etichette siano esplose – in Italia hanno già superato il migliaio – la produzione resta in crescita, tanto da trainare l’apertura di nuove microdistillerie.
Ma l’aspetto forse più bello di questo prodotto – quello che senz’altro più piace a noi di Spirito Autoctono – è la capacità del gin di farsi narrazione, grazie ai tanti grandi e piccoli distillatori che decidono di raccontare un territorio attraverso le sue botaniche o una storia rievocandone i profumi. Questa giornata vogliamo dedicarla soprattutto a loro, lanciando degli spunti, che speriamo possano stuzzicare la curiosità e la voglia di assaggiare sempre qualcosa di nuovo.
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