A luglio l’azienda spezzina Lvnae apre la nuova cantina a Luni (SP). Un progetto nel nome del vermentino che unisce tecnologia, design e natura, puntando alla sostenibilità.
L’azienda vitivinicola spezzina Cantine Lvnae si rifà il look e a luglio renderà operativa la nuova cantina frutto di un progetto che unisce tecnologia, design e natura e che punta alla sostenibilità ambientale.
I nuovi spazi sorgono nella piana alluvionale di Luni (SP), compresi fra la costa del mar ligure e gli scavi dell’anfiteatro romano dove si incontrano le ultime propaggini delle alpi apuane. L’obiettivo è quello di avere una sede che sottolinei il rapporto tra terra e uomo, per concretizzare il lavoro di un’azienda che da oltre 60 anni opera su vitigni tradizionali producendo il vermentino dei Colli di Luni.

l’interno della nuova cantina Lvnae
La struttura, ideata dal designer Andrea del Sere e realizzata dagli architetti di AT Studio, si presenta come unico piano inclinato coperto, in parte, da un fitto manto d’erba. L’ingresso obbliga ad un percorso a piedi attraverso il vigneto che la circonda, composto dai principali vitigni autoctoni dei Colli di Luni.
“ASCOLTARE I RITMI DELLA NATURA”
“Coltivare vigneti significa saper ascoltare i ritmi della natura, e avere ben chiaro il valore del tempo – spiega Diego Bosoni, responsabile progetti Lvnae – Costruire una nuova cantina, una nuova casa al nostro progetto imprenditoriale, alla nostra famiglia e alla nostra comunità contadina, ha richiesto la stessa attenzione e ha lo stesso significato”.
Gli edifici in superficie abbracciano una piazza centrale, al centro della quale si origina un volume fulcro delle attività interne e interrate, come la bottaia, l’area di affinamento e le sale per l’accoglienza e la degustazione. La struttura in superficie e la parte interrata sono collegate da un profondo tunnel inclinato che permette al visitatore di immergersi dalla natura viva ad una natura ipogea che racconta in continuità il mondo di Lvnae.

la nuova cantina Lvnae è integrata nel paesaggio
Pensata per essere sostenibile, la cantina conta su un’ampia quota di energia autoprodotta con sistema geotermico e fotovoltaico; un manto verde ricopre il fronte esterno per mantenere il più possibile la temperatura costante mentre una serie di vasche recuperano l’acqua piovana.
Filo conduttore del progetto è la fusione tra funzionalità ed estetica, spazi lavorativi, design e ambiente. Per accompagnare i visitatori, sono stati creati percorsi con visioni organiche che riducono le distanze fra gli ambienti di rappresentanza e gli spazi lavorativi, mettendo in risalto questi ultimi. Ogni singolo ambiente viene proposto come un’esperienza tra istallazioni, luci, complementi d’arredo, elementi architettonici interni.
Ogni intervento è stato progettato on specific per i singoli spazi. Così, dal tunnel che scende nella terra, e la svela con un lungo taglio vetrato, si apre una sala di affinamento dove le colonne sono alberi, annullando ogni distanza tra volumi architettonici e spazio aperto.

Diego e Paolo Bosoni di Lvnae
65 ETTARI DI VIGNETI E 100 CONFERITORI
La storia di Lvnae è la storia della famiglia Bosoni e del vermentino dei colli di Luni, un paesaggio caratteristico per elementi storici e pedoclimatici. L’azienda conta su 65 ettari di vigneti di proprietà e su una rete di oltre 100 piccoli conferitori che costituiscono il tessuto del territorio. Il parco vitato, oltre al vermentino accoglie anche varietà antiche e tipiche del luogo come l’albarola, il vermentino nero e la pollera.
Lvnae offre nella sua gamma diverse espressioni di vermentino: oltre a Labianca, frutto dei filari più vicini al mare, dai suoli pedecollinari nasce Etichetta Grigia mentre in alta collina, dove le viti di vermentino affondano in un sottosuolo ricco di scheletro, prende forma Etichetta Nera. Cavagino rappresenta uno dei primi cru del suo genere e, infine, vino di punta, è Numero Chiuso, prodotto in due vigneti e in una tiratura di sole 2.600 bottiglie. Ultimo nato è Cuvée Lvnae, un metodo classico millesimato, in equilibrio tra vermentino e albarola.