Secondo il rapporto di Liv-ex, congiuntura economica globale e aumento inflazione incidono negativamente sulle performance fine wines. Il mercato rallenta, ma in Italia si affacciano sul mercato territori emergenti.
Rallenta ancora il mercato dei fine wines. Un trend iniziato nel 2023 e che non sembra al momento, potersi invertire. Lo rileva un recente rapporto della piattaforma di trading Liv-ex, i cui indici sono risultati tutti in calo a giugno.
L’indice Liv-ex 100, che traccia i 100 vini pregiati più scambiati sul mercato secondario, ha registrato una diminuzione del 6,1% dall’inizio dell’anno, mentre il Liv-ex Fine Wine 50, che monitora il prezzo dei first growth, è sceso del 5,2%, così come il Liv-ex Fine Wine 1000, in calo del 6,8%.
Al tempo stesso, anche The Champagne 50 ha registrato un ribasso significativo pari a -10,3% dall’inizio dell’anno, mentre il Rhône 100, sceso a giugno di circa il 3,1%, complessivamente è crollato nei primi sei mesi del 2023 del 15%, rivelandosi finora il peggior performer dell’anno.
L’incertezza economica globale e il rialzo dell’inflazione esercitano un ruolo determinante su queste dinamiche. Ad esempio, gli Stati Uniti intravedono lo spettro della recessione, mentre le speculazioni di mercato hanno contribuito ad aumentare la volatilità. Del resto, anche l’Europa è schiacciata da turbolenze economiche, con i tassi di interesse aumentati al livello più alto degli ultimi 20 anni, mentre il Regno Unito è ancora alle prese con il contenimento dell’inflazione. Non va meglio alla Cina, che sta affrontando un calo di fiducia da parte dei consumatori una frenata della crescita.
Se il mercato dei fine wines rallenta, questo non accade nei principali mercati finanziari, come evidenziano ad esempio la performance positiva di S&P 500, in rialzo del 16,3% su base annua, e del Dow Jones Industrial, in crescita del 10,7%.
VENDITE A VALORE POSITIVE PER BORDEAUX E TOSCANA
Durante l’ultimo trimestre, il Bordeaux 500 e il Bordeaux Legends 40 hanno sofferto a causa del calo dei relativi indici Liv-ex (rispettivamente -1,6% e -2%), che, proiettati nei sei mesi 2023, evidenziano una flessione del 3,5% e del 4,7%.
Tuttavia, il Bordeaux è rimasto in pole position in termini di vendite a valore, rappresentando il 41,6% del commercio totale, in aumento rispetto al 37,3% del primo trimestre, e sopra la media del 2022 (35,1%). La domanda è stata guidata da Europa e Stati Uniti.
Positiva anche la performance della Toscana, che rappresenta il 7,8% del totale degli scambi in valore, in aumento rispetto al 6,9% medio del 2022; le vendite a valore della Borgogna sono state invece contenute, con una quota di mercato in aumento di 0,5 punti percentuali, al 23,8%.
Per quanto riguarda il nostro paese, l’indice Liv-ex Italia 100 rivela che con un + 9,2% i vini da investimento Made in Italy si confermano un asset strategico per coloro che desiderano diversificare il proprio portafoglio. In particolare, le regioni che vantano la produzione più performante sono, come detto, la Toscana e il Piemonte.

i vigneti sull’Etna
IN ITALIA OCCHIO ALLE RISING STAR ETNA E CAMPANIA
Un’analisi positiva, e in controtendenza, sull’andamento globale del mercato di settore arriva da Michael Doerr, fondatore e ceo di Oeno Group, tra le società leader nel settore degli investimenti in fine wines. “L’attuale ribasso è sintomo di un mercato sano: solo nelle bolle speculative si cresce sempre – spiega – Gli investimenti in fine wines non vanno però considerati in una prospettiva di tempo così limitata come quella di soli 365 giorni, ma bisogna sempre tenere prospettive di medio-lungo termine. Lo stesso Liv-ex Fine Wine 1000 mostra come negli ultimi 5 anni tutti i sottoindici regionali che lo compongono siano ampiamente in positivo, con una crescita media del 29,5%, trainata dal podio composto da Champagne con +71,7%, Borgogna con +67,6% e Italia con +43%. Se attualmente sono al ribasso è perché nessuna economia è sempre al rialzo; anzi, questo ribasso può essere considerato un momento utile per investire”.
“L’Italia negli ultimi quindici anni è cresciuta veramente moltissimo nel mercato mondiale dei fine wines – aggiunge il MW Gabriele Gorelli, brand ambassador di Oeno Group per l’Italia – Le performance dei suoi vini sono state straordinarie, trainate non solo dalla Toscana, ma da un Piemonte sempre più apprezzato grazie al barolo, al Veneto e ai territori emergenti, le cosiddette rising star, come l’Etna e la Campania. Sono proprio questi, meno conosciuti all’estero come patria di fine wines, che potranno dare nuove prospettive internazionali ai nostri straordinari vini di pregio e sui quali come Oeno Group stiamo investendo”.