DM etichettatura: il Consorzio vini d’Abruzzo critica la scelta di inserimento semplicemente in etichetta del montepulciano, mettendo a repentaglio un percorso pluridecennale di lavoro sull’identità. Dalle Marche invece si ricorda il riferimento al Testo Unico.
Si scatenano le reazioni al DM etichettatura. Se l’Abruzzo parte lancia in resta contro il provvedimento, che penalizzerebbe la vitivinicoltura regionale, dalle Marche viene un placet.
Al Consorzio Tutela vini d’Abruzzo hanno addirittura convocato una riunione straordinaria – con la presenza di tutte le associazioni di categoria regionali e il vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente – e alla fine il presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi è uscito con una nota molto dura nei confronti del DM etichettatura, e in particolare dell’articolo 16
Secondo il consorzio abruzzese, infatti, “con la sua approvazione rischia di compromettere una delle più grandi denominazioni di vino rosso fermo italiano, il Montepulciano d’Abruzzo, che ormai da molti anni supera i 100-120 milioni di bottiglie prodotte e vendute in tutto il mondo”.
Tutti gli attori del mondo del vino abruzzese ieri hanno sottoscritto un documento d’intenti che sarà portato sui tavoli di concertazione regionali e nazionali poiché la proposta di una sorta di “liberalizzazione indiscriminata” dell’uso dei vitigni in etichetta, senza nessuna eccezione, come previsto invece per altri vitigni e sinonimi, “porterebbe un danno incalcolabile non solo in termini economici, ma anche di comunicazione creando una vera distorsione di mercato, ottenendo l’effetto opposto alla ratio della norma”.
“Si è deciso che tutto il mondo del vino abruzzese si opporrà in maniera compatta all’attuale stesura dell’articolo 16 – spiega Nicodemi – Così formulato recherà a tutte le denominazioni-vitigno che sono un patrimonio unico della nostra enologia nazionale, un danno incalcolabile sia sotto il profilo economico che di comunicazione andando in palese conflitto con il prezioso e tutelato made in Italy, il cui valore è dettato proprio delle nostre ambite ‘biodiversità’ enoiche”.

Alessandro Nicodemi, presidente Consorzio Vini d’Abruzzo
DAL MONTEPULCIANO AL CORDISCO
La denominazione “Montepulciano d’Abruzzo” è nata nel 1968 come denominazione-vitigno e come tale riconosciuta e tutelata in deroga, negli anni è diventata un colosso della enologia non solo regionale, ma anche nazionale e come tale deve continuare ad essere protetta.
“L’utilizzo di un sinonimo garantirebbe sia la corretta informazione al consumatore (principio condiviso e da rispettare) sia il patrimonio storico delle denominazioni-vitigno – aggiunge il presidente – Dobbiamo difendere il lavoro di centinaia di operatori che per decenni hanno investito e continuano ad investire importanti risorse sulla promozione e sull’affermazione nei mercati internazionali del vino a DO più prestigioso dell’enologia regionale, il Montepulciano d’Abruzzo, da sempre legato in maniera indissolubile ad un vitigno (Montepulciano) e al nostro territorio che, se non adeguatamente tutelati, rischiano di essere “banalizzati” ed utilizzati da altri operatori solo per meri fini commerciali, a danno del radicamento storico e territoriale da tutti unanimemente riconosciuto”.
La soluzione proposta dal Consorzio abruzzese al Masaf è il reinserimento del sinonimo “cordisco” per il vitigno “montepulciano” nel Registro Nazionale Varietà delle Viti, già presente nel 1988 e poi scomparso misteriosamente nella trasformazione dello stesso da cartaceo ad informatico. Nel documento sottoscritto si afferma che “tale soluzione permetterebbe di porre un punto definitivo su una questione che si protrae ormai da troppo tempo: il montepulciano resterebbe patrimonio della regione che maggiormente ha creduto ed investito nel vitigno in questi ultimi 50 anni e, con l’inserimento del sinonimo “cordisco” nel Registro nazionale delle varietà, le denominazioni riconosciute in altre regioni, che contemplano la presenza del vitigno montepulciano nella base ampelografica di riferimento delle relative DO, potrebbero colmare il proprio gap informativo verso il consumatore riportando in etichetta il sinonimo”.

uve di verdicchio
VIA LIBERA DALLE MARCHE
Pacatamente positiva invece la reazione dalle Marche, che – ricordando come anche il verdicchio possa avere lo stesso destino del montepulciano – guardano all’origine dell’argomento ovvero al Testo Unico del vino.
“Il Testo Unico del vino – fanno sapere dall’Istituto marchigiano di tutela vini (IMT) – prevede l’inserimento in etichetta, con la dovuta regolamentazione, del nome del vitigno utilizzato. Riteniamo perciò, al pari delle principali organizzazioni del vino sia in ambito nazionale che comunitario, che le corrette informazioni in etichetta rappresentino una garanzia a tutela dei consumatori”.
Secondo IMT, la norma orizzontale riguarda tutti i vitigni che compongono i blend dei vini a denominazione, compresi molti marchigiani a partire dal Verdicchio. Non c’è perciò ragione di fare eccezioni – violando peraltro il principio di eguaglianza – come ipotizzato da un nuovo comma (nr. 16, articolo 5) del decreto attuativo già criticato dalla maggioranza delle organizzazioni di filiera. “Il mondo del vino, come previsto dal Testo unico, deve ambire alla massima trasparenza nei confronti dei consumatori, anche e soprattutto per un vitigno, il Montepulciano, coltivato in quasi tutte le regioni italiane per un totale di 35 mila ettari”.
Imt confida che lo schema di decreto, al momento in stallo per queste ragioni, possa confermare – pur con alcuni contenimenti eventualmente concordati – gli obiettivi di tutela e informazione prefissati in merito alle varietà di uva utilizzate per la produzione dei prodotti senza incorrere in sanzioni comminate fino ad oggi.

vigneti di montepulciano nel Conero