Addio a Giorgio Cecchetto, amante del “vin rabbioso”

di Gian Omar Bison

La scomparsa di Cecchetto, che ha dedicato la vita a riportare titoli di nobiltà al “vin rabbioso” cantato dal Ruzzante. La sua passione per il raboso del Piave lascia una traccia indelebile.

Ci sono notizie che non si vorrebbe mai sentire né leggere. La morte di Giorgio Cecchetto è una di queste.

Di lui abbiamo scritto e raccontato un po’ tutti noi amanti dei suoi vini e del suo Raboso in particolare. A lui e alla sua capacità di accogliere e coinvolgere tutti indistintamente per spiegare la sua idea concreta e avveniristica di viticoltura ed enologia mi legano parecchi ricordi, tutti piacevoli. La sua mitezza, la sua ospitalità, la passione verace per il suo lavoro e l’amore incondizionato per il territorio della Piave ne hanno fatto uno tra gli ambasciatori più autorevoli e ascoltati del vitigno principe di queste zone, della sua riscoperta, della sua valorizzazione.

Giorgio è stato un divulgatore instancabile, ma anche un imprenditore accorto e visionario, attento ai segni dei tempi, ai mutamenti climatici, alle nuove e diverse sensibilità e coscienze ambientali. Un uomo verticale con le idee chiare quanto gli obiettivi e i sogni che lo hanno sempre accompagnato.

Ciao Giorgio, ti sian lievi le grave e sempre in alto i calici.

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