Vendemmia 2023, qualità medio alta secondo indice Bigot

di Antonio Tosi

Le previsioni sulla vendemmia 2023 secondo l’indice creato dall’agronomo friulano Giovanni Bigot prevedono un potenziale qualitativo di 76 su 100. Cala produzione in Abruzzo e Chianti.

Una vendemmia dal potenziale qualitativo medio-alto, fino a questo momento pari a un indice di 76/100, nonostante la situazione fitosanitaria non facile delle uve, con la bilancia che pende a favore dei vitigni a bacca bianca e i cru a bacca nera, oltre che delle basi spumante.

È l’analisi sullo status quo della vendemmia 2023 secondo l’indice Bigot, il metodo di valutazione creato dall’agronomo friulano Giovanni Bigot, fondatore della società Perleuve.

Si tratta di un sistema che analizza in modo oggettivo il potenziale qualitativo del vigneto in base ai nove parametri agronomici più importanti, incrociando i dati rilevati durante la stagione.

Riguardo al meteo, il periodo particolarmente piovoso registrato in Italia tra il 28 luglio e il 28 agosto ha portato a un aumento del peso medio degli acini e una riduzione degli zuccheri.

Le temperature hanno registrato minime inferiori rispetto alla media storica (19,2°C) in tutte le aree viticole monitorate: si tratta di un valido indicatore della qualità della vendemmia.

Le massime, invece, sono risultate leggermente superiori, ma sono raddoppiati i giorni in cui si sono superati i 35°C rispetto alla media degli ultimi dieci anni (+122%).

L’escursione termica è stata tra le maggiori rilevate negli ultimi trentanove anni, con temperature medie non troppo alte, a garanzia di uve con un grande potenziale viticolo per quel che riguarda l’aromaticità e la longevità dei vini.

In particolare, si evince che il meteo di quest’anno, dall’invaiatura all’inizio della vendemmia, è stato simile a quello del 1985 per quel che riguarda il Nordest, al 2021 e al 2003 per il centro, al 2000 per il Nordovest.

In tutti i casi si tratta di annate caratterizzate da buona piovosità, da escursioni termiche elevate e temperature minime inferiori alla media.

Il deficit idrico nei mesi scorsi si è invece rivelato di media intensità e ha favorito lo sviluppo di una maggior superficie fogliare, oltre che un’importante vigoria delle viti.

La biodiversità, in netto aumento, ha dato il suo contributo a mantenere i vigneti in equilibrio e a prolungarne la vita.

Di converso, la pressione fitosanitaria è stata rilevante, e solo chi ha adottato un approccio attento e preciso nella conduzione del vigneto ha avuto un danno trascurabile.

La qualità delle uve – spiega Giovanni Bigotè fortemente influenzata dai suoli, dall’andamento meteorologico e, soprattutto, dalle pratiche agronomiche. I suoli però non mutano nel tempo, mentre il meteo, al contrario, cambia molto. L’uomo fa il resto: modifica, adatta e cerca di plasmare la vite alle sue idee, alle sue esigenze e alle tecniche a disposizione. Per questo è centrale il lavoro umano: adottando un rigoroso metodo olistico si può fare molto per migliorare la gestione del vigneto. Investire nella sua applicazione è fondamentale per garantire una produzione vitivinicola sostenibile e di alta qualità in qualunque situazione”.

Nel Chianti e in Abruzzo si prevede un calo della quantità di uva rispettivamente del 50% e del 20%

vigneti abruzzesi

QUALITÀ NON FA RIMA CON QUANTITÀ: SEGNO NEGATIVO IN ABRUZZO E CHIANTI
L’indice Bigot è specchio di una situazione, man mano che la vendemmia procede, comune a molte regioni: a una qualità particolarmente soddisfacente delle uve si associa una quantità in chiara diminuzione rispetto agli ultimi anni.

Non fanno eccezione l’Abruzzo e il Chianti, dove si prevede un calo medio rispettivamente del 50% e del 20%.

In Abruzzo la peronospora e la siccità hanno inciso sui quantitativi in modo importante.

La zona più colpita è stata quella del teatino, che presenta la maggior densità vitata, dove le intense piogge di maggio e giugno hanno messo a dura prova i viticoltori nella lotta fitosanitaria.

Durante l’allegagione si è assistito invece a un deciso cambio di rotta dal punto di vista climatico, con temperature sopra le medie stagionali, che hanno rallentato le maturazioni creando i presupposti per una vendemmia lunga e complessa.

La varietà bianca che si sta difendendo meglio è il pecorino, la cui vendemmia è iniziata solo da pochi giorni, mentre passerina, trebbiano e Montepulciano affrontano un calo più significativo.

Altra zona particolarmente colpita risulta essere la provincia di Chieti, con perdite che arrivano fino al 60%.

Meglio nel territorio di Pescara e delle colline teramane, dove comunque la perdita della produzione si attesta su una media del 30-40%, e nei vigneti in quota, dove la peronospora ha fatto sicuramente meno danni.

Il presidente del comitato tecnico del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo Nicola Dragani rassicura però sul livello qualitativo del raccolto: “in alcune aree le condizioni pedoclimatiche e le altitudini hanno portato a una minore incidenza del patogeno e, combinate con un lavoro efficace in vigneto, hanno permesso di contenere le perdite in pianta”.

Situazione non dissimile nel Chianti, dove la peronospora ha lasciato il segno: “registriamo in media un calo di produzione del 20% per il vino Chianti, con valori diversi da territorio a territorioannuncia Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino ChiantiAbbiamo iniziato a vendemmiare i bianchi e, dalla prossima settimana, vendemmieremo le uve rosse. In questo momento registriamo aziende che hanno avuto un buon raccolto, grazie ai pronti trattamenti fatti contro la peronospora, mentre altre risentono di un calo di quantità che sfiora il 40%. Questo in un contesto di aumento generale dei costi di materie prime e prodotti che incide in modo importante. Ma attenzione, da un punto qualitativo non ci sono problemi, la qualità rimane quella tradizionale del Chianti”.

 

 

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