Peratara, arriva il nuovo Valpolicella Superiore de La Collina dei Ciliegi

di Elena Morganti

Nasce Peratara, Valpolicella Doc Superiore 2019 de La Collina dei Ciliegi, nato a oltre 500 metri di altitudine in Valpantena. Edizione limitata di 9mila bottiglie.

Un rosso strutturato che sa trasferire nel bicchiere l’essenza del terroir: è l’idea che l’azienda La Collina dei Ciliegi di Grezzana (Vr) ha voluto portare in bottiglia con Peratara, il suo nuovo Valpolicella Doc Superiore, che esce nell’annata 2019.

L’etichetta, prodotta in una tiratura limitata di poco più di 9mila bottiglie, deve il suo nome all’omonimo vigneto Peratara – pietraia in dialetto veneto –, situato tra i 550 e i 570 metri sul livello del mare nella zona collinare di Grezzana (Valpantena, sottozona della Valpolicella a est di Verona) e caratterizzato da un terreno marno–calcareo ricco di scheletro di origine Cretacica (risalente a 65 milioni di anni fa) nel quale la vendemmia dei grappoli avviene solo manualmente.

i vigneti in Valpantena de La Collina dei Ciliegi peratara

i vigneti in Valpantena de La Collina dei Ciliegi

IL PERATARA IN CANTINA E ALL’ASSAGGIO
Prodotto da uve corvina, corvinone e rondinella (con titolo alcolometrico 13,5% vol.), il Peratara, firmato dall’enologo Paolo Posenato, dopo l’iniziale diraspatura e pigiatura soffice delle uve, effettua una fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura costante e controllata tra i 22 e i 24° a cui si aggiungono dieci giorni di macerazione con delestage e rimontaggi giornalieri. Un primo affinamento della durata di due anni è avvenuto tra botte grande, tonneau, barrique e anfora, seguito da un ulteriore anno di affinamento in bottiglia.

Di colore granato brillante con sfumature rubino, il Peratara è pensato per accompagnare primi piatti dai sughi corposi, arrosti e carni bianche, formaggi di media stagionatura e bolliti della tradizione veronese; ma anche abbinarsi con piatti più speziati, tipici della cucina orientale.
Il vino ha un carattere distintivo. Al naso una visciola tipica delle uve della Valpolicella, che anticipa toni di humus e sottobosco e la caratteristica nota pepata. Il sorso ha freschezza, e una rusticità fatta di sensazioni erbacee e di un tannino omogeneo e setoso, che porta con sé sfumature balsamiche, in un gioco di equilibri in cui anche l’alcolicità si integra gradevolmente.

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