Adua Villa racconta il vino con l’intelligenza artificiale

di Giambattista Marchetto

Intervista (con il supporto di chat GP) alla giornalista e divulgatrice Adua Villa dopo l’uscita del suo ultimo libro “Tutto in una notte“, scritto con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Adua Villa ha scritto un libro. Il titolo è “Tutto in una notte” e non è un modo di dire, nel senso che l’ha scritto letteralmente overnight come direbbero gli anglofoni. E l’ha portato a termine integralmente con il supporto dell’AI, sì dell’Intelligenza Artificiale.

Curioso no? E allora, come in un gioco tra amici e colleghi che si possono permettere di prenderla con ironia – in vista della presentazione del 16 novembre in cantina da Maculan a Breganze – ho deciso che pure l’intervista l’avrebbe fatta un’intelligenza artificiale. Ho chiesto a ChatGPT di propormi delle domande per l’autrice di un libro scritto (esplicitamente) con il supporto dell’IA e le ho sottoposte ad Adua.

LE DOMANDE DI CHATGPT SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Ecco un pezzo di intervista “accompagnata” dall’AI.

Adua, qual è stata l’ispirazione dietro la decisione di collaborare con un’intelligenza artificiale per scrivere questo libro?

Da sempre affronto il linguaggio del vino con un approccio pop e easy per raccontarne la sua storia, cultura e tradizione. Da sempre cerco di incuriosire il consumatore e intrigare l’appassionato. Il vino spesso si presenta in una bottiglia chiusa e di vetro scuro, con dei nomi e denominazioni a volte poco conosciuti. Quindi il mio impegno è quello di trovare e identificare strumenti e modalità di narrazione del mondo del vino sempre più vicini alle persone, per poter raccontare in modo semplice questo meraviglioso prodotto, patrimonio della nostra cultura. Così sono arrivata all’AI, durante una cena con un amico ingegnere nerd, a metà febbraio che mi ha ispirata e portata a passare “tutta la notte” in compagnia dell’AI”.

Come è stata la tua esperienza con l’IA durante il processo di scrittura? Ci sono stati momenti particolarmente sorprendenti o interessanti?

Per lo più ci sono stati momenti buffi, momenti di incredulità. Più la conoscevo e più mi convincevo di essere io quella più preparata sull’argomento Vino, sugli altri (vedi ricerche storiche) dava filo da torcere. Questo credo che sia dovuto dal fatto che l’AI lavora sul conosciuto, unisce benissimo i puntini. Ma il mondo del vino non è matematica, un vino oggi ti piace e domani bho… cambi tu, cambia lui, cambia il momento e il luogo in cui assaggi un vino. Infatti come vedete parlo di “preparazione”, il mondo del vino non è fatto solo di nozioni ma anche di allenamento, passione, curiosità… con un pizzico di follia”.

Come hai affrontato le sfide nel bilanciare la creatività umana con l’apporto dell’IA nel processo di scrittura?

È importante considerare l’AI uno strumento e non un fine. Io ho usato l’AI, come uso moltissimi altri strumenti, per scrivere delle storie. Mi sono confrontata con lei, a volte scontrata ma non mi è mai passato per la testa di volermi far guidare da lei. Il timone era il mio, si andava nella direzione che dicevo io, poi ogni tanto abbiamo giocato e a volte volato. Ma poi è importante aver chiaro cosa stai cercando e dove stai andando. Come ogni viaggio: puoi puntare le indie e scoprire le Americhe ma devi esser pronto ad accogliere la novità”.

In che modo l’IA ha influenzato il tuo stile di scrittura o il modo in cui hai affrontato il tema del libro?

Posso dire che non ha influenzato il mio stile personale, che è rimasto tale, ma sicuramente questo approccio ha cambiato la costruzione del libro, dove vengono riportate le risposte dell’AI per come le scriveva, ma i ragionamenti e considerazioni rimangono ancorate al mio stile narrativo. Come detto sopra, per me è importante utilizzarlo come mezzo. Devo però ammettere che cercavo da tempo nuovi stimoli per scrivere un nuovo o nuovi libri, e l’AI mi ha acceso quella miccia, mi ha stimolata come da tempo non succedeva”.

Come hai gestito la revisione e la modifica del materiale prodotto dall’IA per garantire che rispecchiasse la tua visione e il tuo stile?
Non l’ho revisionato, è riportato così com’è. Nei momenti in cui la interrogo voglio realmente sapere cosa e come pensa, cosa e come elabora e sintetizza i dati. Il mio compito è stato quello di costruire la storia e far sì che gli “incidenti” che ho avuto con lei fossero reali”.

adua villa intelligenza artificiale vino

la giornalista e divulgatrice del mondo enoico Adua Villa

QUALCHE DOMANDA DA CHATGPT SUL VINO
Archiviate le prime domande sulla dinamica di scrittura integrata dall’AI, ho chiesto a ChatGPT di agire in maniera più specifica, perché il libro aveva un focus: il vino. Ecco allora la prosecuzione dell’intervista con focus sul vino…

Adua, qual è stata la tua fonte principale di ispirazione nella scrittura di questo libro centrato sul vino in una sola notte? Hai avuto un momento di epifania o una particolare esperienza che ha scatenato questa creatività?

Assolutamente sì e ho voluto restituire l’esperienza al lettore. Il libro inizia con una pizzata tra amici abbbruzzzesi a Milano. In questa Milan un po’ d’altri tempi con pioggerellina e trasferimenti in tram, viene raccontato l’incontro con questo amico ingegnere che a tavola ci intrattiene per un bel po’ con l’AI. Lo ricordo ancora è stato sconvolgente. Altre volte ho incontrato delle novità ma raramente mi ha fatto questo effetto… e infatti, sono tornata a casa quella notte e avevo tanta di quell’adrenalina addosso da creare un libro “Tutto in una notte”. È nato così”.

Come hai utilizzato l’IA per approfondire o arricchire la narrazione sul vino nel libro?

Ci ho messo un po’ a capire il giusto approccio. Veniamo tutti da un approccio di ricerca alla Google: vogliamo certezze. Cerchiamo qualcuno che ci semplifichi la vita e ci rassicuri rendendola molto elementare: vuoi dimagrire? Ecco la dieta per te. Vuoi fare i soldi? Ecco la soluzione per te. Vuoi del buon vino? Ecco i dieci vini da avere in cantina. E devo ammettere che all’inizio le ponevo domande banali e le risposte erano ovviamente banali. Ma poi ho trovato la strada, non ponevo più domande assolute, domande che non faresti mai ad un amico. Ho iniziato un confronto, domande più specifiche che aprivano verso un percorso, che necessitavano di un’esperienza. Capito il gioco mi sono lasciata andare a voli pindarici e fantastici… come fai con un’amica”.

Cosa pensi che il tuo libro possa offrire ai lettori appassionati di vino o a coloro che vogliono approfondire la loro conoscenza su questo argomento?

È un approccio dove l’AI è il mezzo con cui parlare di vino, questo per me è fondamentale. Lo trovate anche nei libri precedenti, come nel romanzo “Vino Rosso tacco 12” (Cairo Editore) dove Gilda, la protagonista, si destreggia fra uomini improbabili e vini indimenticabili; o per esempio nel libro con Alessandro Fullin “Pomodori sull’orlo di una crisi di Nervi” (Cairo Editore) dove mi cimento in originali abbinamenti sulla vera Cucina Gay italiana, ripercorrendo in maniera divertente classiche ricette e abbinamenti. Infine nel primo libro da me scritto “Una Sommelier per Amica” (Sonzogno Editore) dove spiego in maniera molto pop a due neofiti di vino come sopravvivere fra gli scaffali di un supermercato e uscirne vivi durante il servizio di una bottiglia di vino, con una chiusa di abbinamenti Vino-Oroscopo. E quindi si ritorna alla domanda “non è più il cosa”, perché chi mi legge sa di cosa parlo ma è “il come ne parlo”, usando i mezzi che ritengo in quel momento giusti per sperimentare la divulgazione e la creazione, in questo caso di un libro”.

Considerando che hai scritto il libro in una sola notte, come hai gestito il processo creativo in modo così rapido ed efficace?
Ho sempre lavorato bene sotto pressione, da sempre. Più la scadenza è imminente, più l’impegno è alle stelle”.

Quali emozioni o sensazioni speravi di trasmettere ai lettori attraverso la tua descrizione e narrativa sul vino?
Con tutta franchezza utilizzerei il presente: spero di trasmettere! Leggete. Leggete. Leggete. Sintetizzerei con curiosità. Spero che chi leggerà il libro avrà poi curiosità di aprire bottiglie di vino, ascoltare un brano dei Maneskin, visitare cantine, vedere Star Wars e… aprire la Bibbia… abbiamo scomodato anche lui…”.

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un momento di presentazione del libro con Adua Villa

DOMANDE “UMANE” TRA VINO E CULTURA
In conclusione – pur sempre senza prender la scena all’AI – ho aggiunto poche domande “umane” ed ecco le risposte dell’autrice.

Adua, perché scrivere un libro nel momento in cui molte informazioni sono accessibili per tutti sul web?

Perché la differenza è nel “chi e come” si rapporta con l’AI. Il vino è sempre quello ma i giornalisti, blogger, influencer, divulgatori e chi ne ha più ne metta siamo tantissimi. È importante inquadrare da molti punti di vista per poter dare al lettore la possibilità di creare il proprio punto di vista”.

Il vino ha bisogno di cultura e consapevolezza? Perché?

Perché la cultura e la consapevolezza si fondano sulla conoscenza. Conoscendo un argomento riesci ad appassionarti a lui e ad amarlo con i suoi pregi e i suoi limiti. Grazie allo studio e alla curiosità siamo riusciti a far crescere il mondo del vino e a migliorare il prodotto perché esso stesso è la risultante di un’evoluzione culturale. Comprendere come evolve la cultura di un paese ci fa capire perché un vino oggi rispecchia determinati gusti. Il vino quindi ha bisogno di cultura e consapevolezza per poter vivere in assenza di assolutismi e avere la possibilità di cambiare, come noi, essendo materia viva”.

Vino e territorio, vino e cultura, vino ed esperienza… come si legano questi valori nel tuo libro?

Si legano tramite una parola: diversità. Io mi sono appassionata al vino tramite l’amore di mio padre verso questo prodotto. Per lui in Venezuela era un modo per rimanere legato alla sua terra di origine, essendo un emigrato. A casa quindi il vino è sempre stato un sesto inquilino. Io mi sono appassionata al vino quando ho iniziato a scoprire il vino nelle diverse culture, nelle diverse religioni, nei diversi territori e quindi tramite molteplici esperienze. Credo quindi che la bellezza del vino come la bellezza di questo libro sia tutta nella sua diversità”.

Perché bere vino è una scelta culturale?

Parlare di scelta culturale a proposito di vino significa aver colto un aspetto fondamentale: i numeri legati al vino negli ultimi anni sono cambiati tantissimo. Quando ho iniziato eravamo in pochi. Oggi dopo più di 20 anni trovo un vastissimo pubblico di appassionati e curiosi della materia. Prima esisteva il Vinitaly e poco altro, oggi esistono numerose fiere ed eventi. L’aumento della curiosità e dell’attenzione verso il vino è solo uno dei fattori e non necessariamente il più importante di un fenomeno culturale in piena evoluzione: vedi il mondo dei vini naturali. Questo è accaduto perché oggi bevendo vino bevi territorio, bevi persone, bevi un ricordo, bevi un abbinamento: bevi un racconto”.

Come si concilia la conoscenza con l’accessibilità “democratica” al vino?

Direi che sono due argomenti che viaggiano parallelamente e non hanno la necessità di incontrarsi obbligatoriamente. Se lo fanno è un bene ma se non lo fanno non è un male. Ci sono sicuramente due elementi che ritengo importanti per comprendere questo: l’arrivo del web e la facilità negli spostamenti. Come molti argomenti il web ha permesso a tutti di poter accedere democraticamente alle informazioni. Quindi chi ne ha voglia può andare sul sito di un’azienda o sui profili social e raccogliere informazioni riguardo i loro prodotti. Stessa cosa per le aziende, venti anni fa per farsi conoscere dovevano investire molte risorse (spot tv, carta stampata, radio, partecipazione a fiere lontane), oggi invece si può iniziare tranquillamente aprendo profili social e facendo eventi di prossimità. Questo approccio che possiamo definire “accessibilità democratica” non obbliga ad un eventuale approfondimento. Invece se un appassionato ha voglia di incontrare l’azienda, conoscere l’evoluzione del prodotto nelle diverse annate, ordinare prodotti vintage oggi ha la possibilità di farlo grazie a piattaforme online e offline estremamente efficienti e competenti. Una strada non esclude l’altra”.