Nebbiolo e barbera, le due anime di Michele Chiarlo

di Raffaele Fante

Racconti e assaggi tra nebbiolo e barbera con l’azienda dai due volti fondata da Michele Chiarlo, che oltre ad investire sull’hospitality sogna di estendere la proprietà su nuovi cru.


[MICHELE CHIARLO SI È SPENTO SERENAMENTE ALL’ETÀ DI 88 ANNI. IL MONDO DEL VINO DICE ADDIO A UN INNOVATORE CHE LASCIA UN SEGNO FORTE NELLA SUA TERRA. LA REDAZIONE DI VINONEWS24 GLI DEDICA QUESTO APPROFONDIMENTO DI RAFFAELE FANTE COME UN OMAGGIO E UN SALUTO] 


La prima bottiglia di barbera di Michele Chiarlo è stata prodotta nel 1956, la prima di barolo nel 1958. Da Calamandrana a La Morra, da Castelnuovo Calcea a Barolo, da Mombercelli a Barbaresco, sono oltre 100 gli ettari coltivati da una famiglia che ha lavorato sempre collaborando con gli altri produttori, a partire da quelli dell’astigiano.

Stefano Chiarlo, uno dei due figli di Michele, è da due anni il presidente dell’Associazione produttori del Nizza, docg nata nel 2014 che rappresenta l’eccellenza della barbera nel Monferrato, ma l’azienda possiede anche grandi cru di nebbiolo, dal barolo delle mga Cannubi e Cerequio al barbaresco da Asili e Montestefano.

UN’AZIENDA, DUE ANIME
Siamo un animale strano”, spiega sorridendo Stefano Chiarlo che fa l’enologo, mentre il fratello Alberto si occupa di commerciale e marketing, ricordando che il padre è stato tra i promotori del Nizza, ma anche tra i fondatori dell’Accademia del barolo. E d’altronde la sede storica di Calamandrana si trova proprio al confine tra Monferrato e Langa per un’azienda con due anime che “si coniugano in due grandi territori, langhe e zone del Nizza, che storicamente sono connotati come massima espressione del nebbiolo e del vitigno barbera con l’ambizione di creare grandi vini”.

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In tutti e due i percorsi – prosegue Chiarlo – è stato un lavoro sempre di evoluzione in termini di qualità per trovare la massima espressività dei terroir e anche di confronto con gli altri produttori proprio per raggiungere l’obiettivo di avere sempre più qualità. E questo è un po’ il segreto del successo del Piemonte”.

Un successo collettivo quindi, perché questa è sempre stata la filosofia di Michele Chiarlo: non chiudersi nell’azienda ma collaborare con gli altri, anche in progetti ambiziosi come è stato per esempio il consorzio Hastae che ha prodotto assieme ad altri nomi importanti come Coppo, Braida, Berta, Prunotto e Vietti dieci annate di una grande barbera come la Quorum. Che Chiarlo definisce “l’incubatore del Nizza”.

Sito dell'aria - Art Park La Court 1

 il Sito dell’aria, opera nell’Art Park La Court

 A CACCIA DI NUOVI CRU

Ci sono ruspe e muratori al lavoro per costruire altre due suites, un bistrot e una nuova area spa a Palàs Cerequio, il borgo settecentesco diventato resort. Dopo Calamandrana, è la seconda base della famiglia Chiarlo in una delle poche mga del barolo divisa in due comuni, La Morra e Barolo, e anche qui si intuisce il senso della collettività e dell’appartenenza a una comunità: nel wine shop si possono comprare bottiglie di tante cantine diverse e anche le degustazioni non sono dedicate unicamente ai vini di Michele Chiarlo.

Dei 24 ettari di Cerequio, 6 appartengono alla famiglia Chiarlo in una “posizione sceltissima”, come scrisse nel 1880 Lorenzo Fantini, autore della prima monografia sulla viticoltura della provincia di Cuneo conservata nelle cantine di Palàs Cerequio. Di fronte c’è la prestigiosa collina di Cannubi con un ettaro di proprietà dei Chiarlo e basterebbero questi due cru a far felice qualsiasi produttore.

Ma come Michele Chiarlo deve parte del suo successo alla voglia di prendere e partire girando il mondo in cerca di distributori e clienti sin dagli anni ’60, quando nessun produttore piemontese lo faceva, così ora i suoi figli sono sempre alla ricerca di nuovi terreni “ma non per aumentare il numero di bottiglie, ma per evidenziare sempre di più le caratteristiche dei cru”.

La bellezza del vitigno nebbiolo – spiega Stefano – è che da collina a collina ha la peculiarità di far emergere personalità molto diverse e quindi è così sfaccettato che più gli enoappassionati capiscono e connotano il valore di un vigneto, più lo cercano, come è capitato in Borgogna tanti anni fa. Non è più sufficiente fare solo un grande barolo, ma è importante fare un barolo molto identificativo della collina da cui proviene e quindi la ricchezza di diversi cru è quello che rende interessante questo grande vino italiano”.

Caveau - Relais Palás Cerequio

 il caveau al Relais Palás Cerequio

Quindi “sicuramene il sogno del cassetto è avere altri cru” e aggiungere mga di prestigio per il barolo (magari a Serralunga?) così come appena successo con il barbaresco con l’arrivo del Montestefano che si è aggiunto ad Asili e Faset. “È un momento molto difficile e chi ha in mano questi cru se li tieni ben stretti – spiega Chiarlo – Ma, come diceva mio nonno, il mondo è sempre mezzo da vendere e mezzo da comprare, quindi è giusto che ci siano dei sogni che un giorno si possono realizzare”.

NIZZA, IL BAROLO DEL MONFERRATO
Tutt’altro che immobile anche il panorama della barbera e non potrebbe essere altrimenti per un’azienda che possiede 50 ettari del vitigno simbolo del Monferrato. Stefano Chiarlo si definisce “barberista convinto” e la nomina nel 2021 di presidente dell’Associazione produttori del Nizza testimonia il suo impegno a continuare a far crescere questa docg che comprende 18 comuni attorno a Nizza Monferrato con esposizione dei vigneti solo a sud ed è considerata l’eccellenza all’interno della macro-area Barbera d’Asti.

Il Nizza sta al vitigno barbera come il barolo sta al nebbiolo”, spiega Chiarlo ricordando un disciplinare “di grande serietà e severità in quanto a rese per ettaro, maturazione in legno, affinamento in bottiglie” a cui si è arrivati grazie, ancora una volta, a un lavoro collettivo fatto di incontri e degustazioni per arrivare alla produzione esclusivamente di vini di alta gamma. L’obiettivo per gli 80 produttori dell’associazione è raggiungere il milione di bottiglie: per ora sono 800mila con un aumento del 30% negli ultimi 5 anni. Basta continuare così e il traguardo sarà presto raggiunto.

NOTE DI DEGUSTAZIONE

Barbera Le Orme 2021
È una Barbera d’Asti, da uve provenienti non soltanto dall’area del Nizza vinificata, dopo una breve fermentazione, esclusivamente in acciaio. Il che la rende una barbera molto tradizionale e intensa, con persistenti note erbacee e di frutta matura e un bel finale morbido

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Nizza I Cipressi 2021
Barbera elegante con note di mela cotogna, prugna, tamarindo, oltre ai sentori erbacei già presenti ne Le Orme. Dall’affinamento solo in botte grande ne guadagnano sapidità e acidità, che favoriscono gli abbinamenti con il cibo piemontese (e non solo). Discreta longevità potenziale è discreta, tra i 4 e i 7 anni

michele chiarlo i cipressi

Nizza Riserva La Court 2020
Da tre ettari di vigne vecchie (45 anni) a Castelnuovo Calcea, in posizione elevata e ben esposta, se ne producono 13.000 bottiglie e viene affinato per almeno un anno in legno – il 50% in botte piccola, il restante 50% in botte grande – per un totale di 30 mesi di affinamento. La fermentazione è breve, anche se superiore alle precedenti barbere. Ci mette un po’ ad aprirsi ma dopo qualche minuto rivela profumi interessanti ed inconsueti, come pinolo e tè, oltre alle più consuete note di amarena e cacao. La finestra di bevibilità si amplia parecchio, per giungere sino ai venti anni.

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Nizza Riserva La Court Vigna Veja 2016
Dal bricco del colle più alto del podere La Court coltivato con il sistema della lotta integrata arriva questa riserva imbottigliata soltanto negli anni migliori, con produzione limitata a 3.000 bottiglie. Queste circostanze, oltre alla fermentazione a cappello sommerso, gli conferiscono una freschezza sorprendente, con gli stessi sentori di fieno che aveva la barbera Quorum. Caffè, cioccolato, frutti di bacca nera per un vino potente e longevo.

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